Cultura e Spettacoli

I "nuovi" magnifici sette caricano i fucili contro il neo capitalismo

Denzel Washington spicca nel remake di un grande western. Rivisto in chiave "politically correct"...

I "nuovi" magnifici sette caricano i fucili contro il neo capitalismo

nostro inviato a Venezia

Venezia ultima frontiera del western, genere princeps del cinema che ha al suo interno tutti i generi l'avventura, il dramma, l'horror, il thriller... - e che alla Mostra ha portato, ri-lanciando una tendenza dell'anno (dall'Oscar a Revenant al successo del tarantinino The Hateful Eight), il western grandguignolesco Brimstone e quello post-apocalittico The Bad Batch. Wilde West Festival. Ieri al Lido gran finale, anzi magnifico, con I magnifici sette, filmone di Antoine Fuqua (scritto da Nic Pizzolatto di True Detective), remake del classico di John Sturges (1960), ispirato al classicissimo I sette samurai di Akira Kurosawa (1954). Regia magica e cast stellare dove spiccano Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke e Vincent D'Onofrio - I magnifici sette versione 2016 è l'aggiornamento politicamente corretto della fabula originale, quella che narra dei miti abitanti di una cittadina tiranneggiata da un magnate avido e violento costretti ad assoldare sette mercenari, i quali per riscattare il loro passato si trovano a combattere per qualcosa che va oltre il denaro... E questa volta i sette micidiali pistoleri, guidati dal nero Denzel Washington vestito di nero in sella al suo cavallo nero, sono suddivisi in calibratissime quote «razziali» (un afro-amerivano, un «asian», un nativo americano, un messicano... alla fine si salvano tutti tranne i tre bianchi, purtroppo, e il vero eroe è una donna...) mentre l'idea che striscia sotto pellicola come un serpente a sonagli è che il capitalismo di rapina odierno, spalleggiato dalle istituzioni compiacenti, merita un colpo di fucile al cuore, senza pietà.

«Abbiamo solo riaggiornato al tempo del terrorismo l'ideale eterno di uomini che si sacrificano per difendere i deboli», dice del resto in conferenza stampa il regista. Per aggiungere subito dopo: «Ma noi facciamo solo entertaiment, poi se uno spettatore vuole portare in sala la sua lettura politica, faccia pure».

Applauditissimi in sala, i magnifici due presenti a Venezia, Denzel Washington e Chris Pratt, divissimi, hanno omaggiato «the king of western» Sergio Leone, hanno detto la loro su etica, cinema e violenza: «Non c'è bisogno di uccidere nessuno per essere un buon assassino sullo schermo» (Denzel Washington), «Mio fratello è un ufficiale di polizia, so bene chi sono i veri eroi che si sacrificano per la comunità oggi» (Chris Pratt ), e poi hanno sfilato sul red carpet accanto ai cavalli, facendo imbizzarrire fan e addetti alla sicurezza.

A margine va segnalato che pur non essendosi mai visto un remake che sia meglio del «make» (peraltro mancavano le musiche di Elmer Bernstein, probabilmente per via dei costosissimi diritti d'autore), I magnifici sette è un magnifico finale di una Mostra d'arte cinematografica capace di ricordarsi che oltre i film d'autore c'è anche, per fortuna, il grande cinema hollywoodiano pulp, pop e pop corn.

E per quest'anno, The End.

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