Cultura e Spettacoli

"I personaggi migliori della letteratura? Sono quelli sgradevoli"

L'autrice: "I protagonisti devono essere veri, non degli amici. E nessuno è perfetto..."

"I personaggi migliori della letteratura? Sono quelli sgradevoli"

Claire Messud, americana, ha studiato a Oxford, dove ha conosciuto il marito James Wood, anche lui critico e scrittore. Vivono a Boston, e da settembre lei insegna a Harvard. Molto amata nel suo Paese, in Italia è nota soprattutto per il suo bestseller I figli dell'imperatore (Mondadori), romanzo del 2007 sull'élite newyorchese a cavallo dell'undici settembre, "sulla vita che avrei potuto condurre, ma che non è la mia" dice lei. Spiega: "Sarei potuta facilmente andare a New York, perciò immaginare le esistenze di questi giovani adulti, single e ambiziosi non è stata una forzatura per me". Molto diversi i protagonisti di La paura del desiderio, una novella scritta da Messud nel 2001, e che è appena stata pubblicata in Italia da Bollati Boringhieri (come i precedenti La donna del martedì e La donna del piano di sopra). È la storia di un accademico americano di sesso ed età indefiniti, che si trova a Londra per studiare il tema della morte fra Settecento e Ottocento. E qui, isolato in una casa con grandi finestre, da poco solo (o sola) per amore, conosce la vicina, una donna brutta e invadente, badante per anziani malati, che gli racconta che tutti i suoi pazienti muoiono misteriosamente...

C'è un forte senso di spaesamento e frustrazione nel libro. Perché?

"Sono cresciuta in una famiglia che si è trasferita spesso: sono stata una bambina negli Stati Uniti, e poi in Australia, in Canada, e poi di nuovo negli Usa. Così sono cresciuta sapendo soprattutto che cosa significa non appartenere, o cercare con tutte le forze di appartenere. Ci sono delle libertà che derivano da questa mancanza di radici, ma nascono anche delle frustrazioni, inevitabilmente".

Che altri aspetti la affascinano?

"Il divario fra una certa verità oggettiva e una realtà soggettiva. Alla fine noi conosciamo soltanto la nostra realtà soggettiva, per quanto ci sforziamo di andare oltre essa. Così tanta parte delle nostre vite è fatta dei nostri sogni, delle nostre aspettative, della nostra idea soggettiva di chi siamo; eppure, come queste cose appaiano al mondo esterno può essere del tutto diverso da quello che immaginiamo. La realtà è fluida, le nostre percezioni sono sempre parziali. Il che, ancora, porta a delle frustrazioni".

Come mai, a differenza de I figli dell'imperatore, entra in profondità nella vita di persone molto ordinarie, come una assistente per anziani o un accademico di scarso successo, persone sole ed emarginate?

"Penso che, alla fine, siamo tutti persone ordinarie. Mi interessano gli individui, la confluenza di natura ed esperienza che porta una singola persona a compiere certe scelte o a vivere in un certo modo. Per un re, o un milionario, ci sono meno impedimenti alla realizzazione dei suoi sogni e desideri; per la maggior parte di noi i conflitti sono molti, e affascinanti".

Ha scelto di scrivere con un narratore in prima persona, che rimane indefinito: è una specie di esperimento?

"Quando ho scritto la prima bozza del romanzo mi sono accorta che ero arrivata quasi alla fine del manoscritto senza che il narratore avesse rivelato il suo sesso. Mi è parso interessante: il personaggio era così riservato, e non voleva rivelare molto. E aveva senso per me: il voyeur non vuole essere visto".

Che cosa fa il voyeur-narratore?

"Vuole soltanto vedere, e vuole essere onnisciente. Così glielo ho permesso. Del resto, ognuno di noi a un certo non vuole proprio questo, essere capace di comunicare senza rivelarsi? E ovviamente il paradosso è che riveliamo noi stessi nelle storie che raccontiamo, nei soggetti che scegliamo. Non c'è bisogno che io le racconti tutti i miei segreti, perché lei abbia un senso forte di chi sono: lo trovo molto interessante. Raccontiamo molto più di quanto ci rendiamo conto".

Molti dei personaggi sono sgradevoli...

"Sgradevoli? Davvero? Non credo... Vivo e scrivo negli Stati Uniti, dove spesso le persone preferiscono delle falsità luccicanti e felici a delle verità meno attraenti. Nei remake americani degli spettacoli televisivi europei, spesso la sceneggiatura rimane la stessa, semplicemente gli attori sono più belli. Hanno denti più bianchi, capelli più a lucido. Non mi interessano i denti bianchi o i capelli luccicanti, non mi interessano le falsità".

In Europa è diverso?

"Per la mia esperienza, in Europa le persone sono meno interessate alle falsità; o, almeno, sono più preparate a guardare la realtà in faccia, con le sue brutture. Nessuno di noi è perfetto. Perfino i più piacevoli fra noi hanno pensieri oscuri, momenti di egoismo o di caratteraccio, tristezza, meschinità... Cerco solo di scrivere di personaggi che siano il più possibile veri. Una volta ho detto a un intervistatore, qui in America, che nei romanzi non bisognerebbe cercare personaggi che possano essere tuoi amici; bisognerebbe cercare se sono vivi, e se sono veri. I grandi protagonisti della letteratura sono esseri complessi, e molti non sono immediatamente piacevoli. Chi, in Dante, è gradevole, esattamente?".

Ha sempre voluto fare la scrittrice?

"Sempre. I miei genitori mi regalarono una macchina per scrivere per il mio sesto compleanno, perché avevo già annunciato che era quello che volevo fare. Vengo da una famiglia di lettori e scrittori ossessivi... gente che non poteva smettere di scrivere. Ma se era inevitabile, credo, che io scrivessi, forse non lo era che fossi pubblicata: e sono grata di questa fortuna. Mio marito è uno scrittore, ci siamo incontrati che avevo quasi 21 anni e lui 22, quindi è da molto tempo che ci sosteniamo a vicenda nella nostra passione per la letteratura.

Ogni giorno ringrazio di potere condividere la mia vita con qualcuno che, come me, ama la letteratura".

Commenti