Cultura e Spettacoli

I pirati gonfiano gli ascolti in digitale delle canzoni

Paolo Giordano

La musica liquida rende liquide anche le possibilità di contraffazione. Non a caso la Fimi (Federazione industria musicale italiana) ha segnalato alla Guardia di Finanza quattro agenzie online che offrono, naturalmente a pagamento, la possibilità di far crescere la quantità di contatti sulle piattaforme di streaming musicale.

In poche parole offrono, dietro corrispettivo, ai singoli artisti o, eventualmente, alle loro case discografiche la prospettiva di incrementare la quantità di ascolti dei singoli brani o addirittura dell'intero album. Una pratica che, come si legge nel comunicato della Fimi, potrebbe arginare il potenziale inquinamento delle classifiche e delle relative certificazioni (disco d'oro ecc.).

Non sarebbe la prima volta, nella storia delle classifiche, che i dati di vendita o di ascolto sono dolosamente manomessi. La prima, e la più famosa, fu il cosiddetto «scandalo payola» nel 1960, quando il dj americano Alan Freed ricevette 2500 dollari come «premio di gratitudine» per aver trasmesso certi brani con inconsueta frequenza alterando quindi le classifiche di vendita. Oggi, naturalmente, le condizioni sono totalmente diverse e ogni raffronto è quindi fuori luogo. Ma rimane il pericolo che le classifiche non siano l'esatta fotografia di ciò che piace al pubblico. Ed è per questo che sono già in vigore, come si legge nel comunicato, «misure di sicurezza per monitorare ed escludere le anomalie rilevate nelle vendite di dischi, nel download e nello streaming». In fondo la trasparenza delle classifiche (che riguardano i dati fisici e digitali di album, singoli digitali, vinili e compilation) è decisiva per la credibilità di un settore già drammaticamente minato dalla crisi e dall'evoluzione dei gusti e delle modalità di utilizzo degli ascoltatori di musica.

Ora l'ascolto e l'acquisto intercettano pubblici diversi, con esigenze, età, passioni e interessi diversi tra loro. Prima c'era più fidelizzazione e meno compulsività negli acquisti o negli ascolti. Ora è tutta un'altra musica.

Una rivoluzione memorabile, che rimarrà nella storia della musica e che ha ancora bisogno dei necessari aggiustamenti. Soprattutto, c'è la necessità di verificare con esattezza i dati. Perciò la Fimi del combattivo presidente Enzo Mazza si batte da anni per l'assoluta trasparenza avendo anche imposto che gli ascolti streaming successivi al decimo non siano più calcolati ai fini delle classifiche. Il tutto per evitare l'impatto di algoritmi o stratagemmi per alterare i dati.

Una battaglia che magari all'«utente della strada» non interessa ma è decisiva per la salvezza del settore.

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