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I vampiri tornano a terrorizzare il mondo

I vampiri tornano a terrorizzare il mondo

da Los Angeles

Un Boeing 747 proveniente da Berlino atterra all'aeroporto JFK come un fantasma: silenzioso, senza luci, né motori o batterie. L'intero equipaggio e i 200 passeggeri a bordo sono tutti morti.... apparentemente. Inizia così la nuova serie della FX The Strain , un thriller-horror che mescola epidemiologia, virus e vampirismo, frutto della fertile immaginazione del regista e autore messicano Guillermo Del Toro ( Il labirinto del fauno , Pacific Rim ). The Strain , al suo debutto in USA, è imperniato su un'apocalisse innescata da mostri. Pelle bianca cadaverica, cranio pelato, artigli e una sorta di lingua retrattile lunga due metri succhiasangue: così mutano le malcapitate vittime. Vampiri che evocano più Nosferatu di Murnau che quelli sexy e fotogenici alla True Blood . «Sono in pratica vermi assatanati che crescono dentro un corpo umano: una via di mezzo tra Alien e Dracula», spiega Del Toro, che tra il 2009 e il 2011 ha pubblicato, insieme a Chuk Hogan, una trilogia di romanzi da cui poi è stato tratto The Strain . Del Toro ha scritto e diretto l'episodio pilota ed è il produttore e supervisore dell'intera serie.

Ha fatto impressione l'enorme poster pubblicitario della serie per le strade di Los Angeles in cui appare il volto di una bambina con un verme che fuoriesce dalla pupilla. C'è chi ne ha contestato il buon gusto. Risponde Del Toro: «Non capisco che c'è di strano: è un verme che sbuca da un occhio. In The Strain prendiamo la mostruosità molto seriamente, non ci abbandoniamo ad alcun romanticismo». Del Toro ricorda quando inizialmente la rete FX gli aveva chiesto se poteva alleggerire la trama e infilarci un po' di humor. «Mi chiedevano: non puoi trasformarla in una commedia? No, non posso! C'è poco da ridere quando s'ipotizza una Apocalisse». Protagonisti umani e non contagiati della serie sono Corey Stoll (il congressista Peter Russo di House of Cards ) e Mia Maestro, nel ruolo di due epidemiologi del Center for Desease Control (CDC) che indagano sul caso misterioso del 747. La verità, come presto emerge, è che un'antica creatura malefica chiamata «The Master» ha deciso di attaccare New York. Dice Del Toro: «Con The Strain volevo vedere come questo mondo si può distruggere nel giro di una settimana. Perché può succedere. Se ad esempio perdiamo capacità digitali ed elettroniche, e al contempo avviene un atto terroristico, possiamo crollare in men che non si dica».

Chiediamo a Del Toro, incontrato alla premiere della serie al Directors Guild di Los Angeles, se è davvero convinto che ci sia ancora voglia di serie tv ad alto profilo di genere apocalittico, e se vampiri e zombie siano ancora capaci di attrarre il grande pubblico. «Certo che ne sono convinto, e sì, c'è ancora voglia di vampiri» risponde sicuro del fatto suo Del Toro, il cui primo film, Cronos (1993), trasferiva la mitologia classica in una moderna classe media messicana. «È difficile far credere nel soprannaturale, vampiri inclusi, ma se chiediamo a chiunque di credere in una letale pandemia si diventa addirittura superstiziosi. Basta menzionare una minaccia virale per creare il panico, scatta il terrore quasi spirituale del contagio. I miei vampiri rappresentano la paranoia del contagio».

Vampiri dunque come metafora, com'è d'altronde tipico del filone? Io dico che basta scendere nelle strade cattive delle grandi città, tipo New York o la mia Città del Messico, per incontrare vampiri e zombie. Ovvero qualcuno per cui la vita non conta più nulla, criminali o alienati che se vengono condannati all'ergastolo non gli fa un baffo». «Alla luce di tutto ciò», conclude, «non capisco perché un verme che striscia fuori da un occhio scandalizza tanto. Non siamo oramai abituati all'orrore che ci circonda? Perché la fantasia fa più paura della realtà?».

E con tale quesito Del Toro ci lascia da soli ai nostri brividi.

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