Cultura e Spettacoli

Illustrazioni, fumetti, tv: così Renzo e Lucia sono diventati icone pop

Illustrazioni, fumetti, tv: così Renzo e Lucia  sono diventati icone pop

Una mostra, allestita a Milano, che porta alla luce l'enorme quantità d'immagini fiorita attorno ai Promessi sposi, dalla stesura del 1827 sino a oggi. Lo Spazio Wow di viale Campania è la cornice in cui fino al 7 maggio verrà ospitata l'esposizione, un percorso a tappe denso di materiali rari e preziosi.

La parte iniziale è dedicata alla genesi del libro, primariamente all'incontro fra Manzoni e l'artista Francesco Gonin (1808-1889) il quale, con il pieno consenso dello scrittore, realizzò quattrocento disegni a corredo della versione definitiva del romanzo. Poi ci si imbatte in una chicca urbanistica: il raffronto, con l'ausilio di mappe e stampe, tra la Milano moderna e la Milano scoperta da Renzo Tramaglino nel Seicento. Le differenze sono notevoli, a cominciare dal Duomo che all'epoca dei fatti narrati risultava meno maestoso rispetto a ora.

Fermata seguente: una sequenza di pannelli dedicati ai personaggi principali della trama del libro, che nei vari adattamenti tra fumetti didattici e fumetti in chiave dissacratoria - presentano tratti caratteriali più o meno fedeli all'originale. Particolare attenzione alla Monaca di Monza, la storia della quale è stata recentemente riassunta in una serie di tavole dal disegnatore Alex Tripood. I fumettisti cimentatisi con il modello sono più d'uno, e a essi è dedicata una vasta sezione. Alle trasposizioni serie - come quella disegnata da Paolo Piffarerio (1924-2015), considerata un classico nel suo genere si affiancano quelle comiche: le parodie disneyane I promessi paperi e I promessi topi, la ferocia grottesca di Alan Ford, il pungente sarcasmo del Renzo e Lucia di Marcello Toninelli.

Infine le riletture cinematografiche e televisive: a questo riguardo vengono citati con contributi video, locandine, giornali dell'epoca vari passaggi salienti, tra cui il leggendario sceneggiato Rai realizzato nel 1967. I visitatori vengono congedati con la chiusa manzoniana «se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta».

Ma è un rischio che davvero non si corre fra queste mura.

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