Cultura e Spettacoli

Imitazioni e moralismo: i nostri comici fanno solo piangere

All'estero, Gervais e altri riempiono i teatri con battute feroci. Da noi è feroce la noia

Imitazioni e moralismo: i nostri comici fanno solo piangere

«Hai visto quanto fa ridere Crozza che imita Vittorio Feltri?». Per carità, per ridere fa ridere, ma fa anche pensare. Mi fa pensare che da noi i comici di successo, gli analoghi degli stand-up comedian americani, sono quelli che una volta erano gli imitatori. Per cui Crozza imita Feltri, Crozza imita Salvini, Crozza imita De Luca, Crozza imita Briatore. Prima di Crozza c'era Guzzanti che imitava Di Pietro, Guzzanti che imitava Tremonti, Guzzanti che imitava Prodi. Attenzione però: non sono le imitazioni che poteva fare Gigi Sabani, sono sempre imitazioni con un intento morale. Accompagnate da monologhi morali.

Eppure un comico, un comico da monologo, dovrebbe essere anche libero dal politicamente corretto, dovrebbe opporsi al conformismo, dovrebbe infrangere tabù e luoghi comuni. Almeno è così nel resto del mondo, tranne che da noi. Noi siamo rimasti all'imitazione, o a ridere per un discorso che ci metta dalla parte dei buoni, prendendo in giro i cattivi.

Eppure basta guardare uno spettacolo di Ricky Gervais, che all'estero è un gigante nonché il comico anglosassone più pagato, e metterlo a confronto per esempio con uno show di Crozza o della Littizzetto. Il primo prende in giro gli omosessuali (chiamandoli «froci»), i grassi, gli handicappati, i negri, gli immigrati, la religione (qualsiasi religione), riuscendo a far ridere perfino sui nazisti che non riescono a trovare Anna Frank. Il secondo, se non si traveste per un'imitazione, si impegna in monologhi contro i politici in cui fa sempre la parte del cittadino perbene.

Idem la Littizzetto, ma chiunque altro, fin dai tempi in cui gli italiani si sbellicavano con Benigni che parlava per due ore di Berlusconi (mettendoci un po' di sesso pecoreccio qua e là per scandalizzare giusto quelli di Comunione e Liberazione). Mentre negli Stati Uniti si sbellicavano su George Carlin che annientava, per esempio, il moralismo ambientalista, dimostrando tra l'altro una grande cultura scientifica che i nostri comici si sognano (guardatevi, per esempio, su Youtube, il monologo Salvare il pianeta? e considerate quanto sia ancora attuale, e pensate che noi nello stesso momento ridevamo per Benigni che urlava: «Silviooooo!»). Poi Benigni si è evoluto: ha letto la Divina Commedia e perfino la Costituzione, due palle così, ma acclamato da tutti.

Da noi i comici fanno comizi buonisti, pensando di essere trasgressivi. Non per altro un altro noto comico, a forza di fare comizi comici politici, ha fondato un movimento politico (un movimento che sarebbe davvero comico, se non fosse al governo, per cui anche lì c'è da piangere). Grillo è riuscito a fondare un movimento politico perché in Italia i monologhi comici sono sempre politici, non hanno mai niente di surreale, paradossale, culturalmente spiazzante.

Immaginate insomma se su una rete nazionale anziché Crozza vi trovaste Ricky Gervais (famoso in tutto il mondo, mentre Crozza non sanno neppure chi sia, e non farebbe ridere nessuno straniero), sarebbe improponibile, interverrebbero le autorità sulla comunicazione, il Codacons, le varie associazioni in difesa delle categorie, lo arresterebbero (mentre negli Stati Uniti gli fanno dirigere il Golden Globe). Gervais che prende in giro i matrimoni gay, o gli obesi, o l'invalidità di Stephen Hawking (su cui rideva perfino Stephen Hawking), o ironizza sull'Olocausto, sulla vita, sulla morte, o su come per accontentare il nipote che a Natale voleva un cane va a comprare un cucciolo malato in fin di vita, per farlo durare giusto il tempo della notte di Natale. Al mattino il bambino si sveglia e lo trova morto: «Zio, perché è morto?». E Gervais: «Lo ha ucciso Gesù!». O magari vi racconta la barzelletta più breve e cattiva di sempre: «Perché la bambina è caduta dall'altalena? Perché non aveva le braccia».

Oppure immaginate su Rai 1 o Canale 5 o La 7 uno spettacolo di Louis C.K. che vi parla di masturbazione, o in cui fa un'irresistibile difesa del diritto di stupro (anche questa, strepitosa, la trovate su Youtube). Immaginate un comico italiano proferire una battuta del genere: «Non penso ci siano buoni motivi per stuprare qualcuno, ma se c'è qualcuno che volete scopare e non ve lo permette quali altre opzioni avete?».

A proposito di Louis C.K., è stato travolto dall'ondata moralista del #metoo, perché si è masturbato di fronte a delle donne (senza neppure sfiorarle, sono diventate sensibili, queste donne). Cioè perché ha fatto quello che ha sempre detto di fare nei suoi spettacoli. Io avrei risposto: «Beh, l'ho sempre detto, no?», invece Louis, dannazione, si è scusato, e si è preso una pausa di riflessione, dicendo che da ora in poi cambierà registro. Cosa? Cambiare registro? Ti prego Louis, sei geniale, non diventare banale come un comico italiano.

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massimilianoparente.it

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