Cultura e Spettacoli

Tra installazioni e miniopere l'avanguardia è «Miniartextil»

Angelo Crespi

Già nella bella Biennale di Venezia 2017 dal titolo «Viva Arte Viva», curata dalla francese Christine Macel, il tessuto era tornato protagonista: per esempio con il magnifico e imponente lavoro dell'americana Sheila Hicks, o con il raffinato confronto tra Michele Ciacciofera e Maria Lai, grande «tessitrice» sarda scomparsa nel 2013. È dunque nel solco della contemporaneità più stretta che si muove «Miniartextil», la rassegna che propone la migliore produzione artistica nell'ambito della cosiddetta Textile Art, o Fiber Art; una mostra con 12 grandi installazioni e 54 mini opere (dal 13 maggio al Museo del Tessile di Busto Arsizio), voluta dall'Assessore alla Cultura, Manuela Maffioli, per ridare lustro a una città che fu uno dei grandi centri internazionali di questo comportato economico, un tempo guardato con sussiego ed ora trainante il made in Italy nel mondo.

Un settore in cui si mischiano impresa e creatività, perfetto per le dinamiche dell'arte contemporanea, che sempre più spesso è la punta più avanzata di rivoluzioni culturali, in grado di anticipare mode e determinare stili, o sostenere, come è successo a Bilbao, le rigenerazioni postindustriali.

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