Cultura e Spettacoli

Intrighi, violenza e sesso: i Borgia più spietati che mai

Realizzata con un budget stellare e una ricostruzione minuziosa, la serie ha per protagonista John Doman nel ruolo di Alessandro VI

Intrighi, violenza e sesso: i Borgia più spietati che mai

«I pregiudizi hanno più sugo, talvolta, dei giudizi», sosteneva lo scrittore Gesualdo Bufalino. Una massima che sembra creata apposta per descrivere la fortuna dei Borgia nel corso della Storia. La letteratura, d'altronde, ha fatto dei membri di questa famiglia dei veri personaggi. Un papa (Alessandro VI) spietato e privo di morale, un figlio (Cesare) spregiudicato e ambizioso, una figlia (Lucrezia) dalle virtù femminili fin troppo chiacchierate. Ed è logico che - ai tempi nostri - quando ormai il costume e la morale hanno abbassato notevolmente la soglia della decenza, una simile famiglia possa attrarre la televisione. E con un successo scontato, più che pronosticato. Stasera, infatti, andrà in onda in prima serata su Sky Cinema 1 la seconda serie dei Borgia, ideata da Tom Fontana per la Atlantique Productions. Fino al 19 ottobre, ogni venerdì, il pubblico di Sky Cinema 1 potrà gustare due puntate di 50 minuti ciascuna che compongono l'intera seconda serie. Una produzione che si preannuncia fortunata come la prima, visto che è stata già venduta in 90 Paesi. E mentre gli autori e produttori festeggiano, a Praga sono in corso le riprese della terza e ultima parte, che completerà il ciclo e compirà la parabola romanzesca e drammatica di Rodrigo e dei suoi figli.

Sul set praghese incontriamo l'americano John Doman. Attore versatile e volto noto di tanti fortunate serie tv targate Hbo (The Wire, Damages, Oz), Doman si rivela essere l'avvocato che non ti aspetti. Se provate a chiedergli cosa si prova a interpretare un uomo come Rodrigo Borgia, paradigma riconosciuto delle peggiori abiezioni, ti risponde così: «Era soltanto un uomo. Con i suoi limiti e con i suoi eccessi». Capelli bianchi e occhi azzurri che condiscono uno sguardo gentile, l'ex pubblicitario che a 46 anni ha mollato una carriera avviata da copywriter per inseguire un sogno, Doman difende Rodrigo. «Era figlio del suo tempo - spiega - né migliore né peggiore di tanti altri. Di lui mi ha colpito soprattutto il suo amore (a volte cieco) per i figli. Un attaccamento proditorio, simile a quello dei boss mafiosi». Doman, come racconta egli stesso, ha avuto poche settimane, dal momento della firma del contratto al primo ciak della prima serie, per informarsi su chi erano i Borgia. «Ma non ho perso tempo - spiega -. Su Amazon ho subito comprato tutti i libri disponibili». Ed è così che l'ex pubblicitario di Philadelphia, di famiglia rigorosamente cattolica peraltro, è divenuto a suo modo un'autorità in materia. «Certo non è uno spettacolo per bambini, questo. E di certo mia madre non gradirebbe», prova a scherzare l'attore americano che qui divide il set con l'italiana Marta Gastini (l'amante Giulia Farnese), il connazionale Mark Ryder (molto somigliante peraltro al suo personaggio: Cesare Borgia) e la tedesca Isolde Dycjauk (Lucrezia).

I Borgia sono da secoli l'emblema della famiglia feroce e corrotta, simbolo di vizi capitali, sulla cui leggendaria vita si sono sbizzarriti scrittori e registi. Sky Cinema attiverà d'altronde il Parental Control, vista la crudezza di alcune immagini. Frutto peraltro di una ricostruzione minuziosa. Ogni puntata è costata due milioni di euro e cerca di assecondare la sensibilità europea, poco incline alle corrive approssimazioni americane.

Anche i costumi e le scenografie riflettono l'impostazione elegante della produzione. Abiti che, più che rinascimentali, rispettano l'immagine ottocentesca del Rinascimento. E le languide atmosfere che incorniciano Cesare e Lucrezia ricordano più le fantasie di Dante Gabriel Rossetti che i ritratti di Raffaello Sanzio. La fiction offre, comunque, perle in abbondanza per gli amanti del genere e per chi non vuole sorvolare la Storia a volo d'uccello. Valga per tutte l'immagine del Duca Valentino che legge in greco le Meditazioni di Marc'Aurelio dopo aver fatto l'amore.

La sua citazione («Solo un malato di mente insegue l'impossibile») risulta essere un ottimo contraltare a un altro celebre aforisma, spesso associato al nome dei Borgia: «È molto più sicuro - scriveva Machiavelli - essere temuti che amati».

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