Cultura e Spettacoli

James Hogg, confessioni (proibite) di un peccatore

James Hogg, confessioni (proibite) di un peccatore

Scozia, fine del XVII secolo. In un clima di contrapposizione politico-religiosa, tra i sostenitori cattolici di Giacomo II e i fautori della Riforma, si dipanano le insolite Confessioni di un peccatore eletto (Superbeat, pagg 201, euro 15; traduzione di Monica Pareschi) di James Hogg (1770-1835).

George Colwan, laird di Dalcastle, che ha ereditato terre e titolo ma non un portamento signorile, sposa una calvinista, plagiata dal predicatore Wringhim, strenuo fautore della predestinazione. Ben presto, l'austerità della donna e l'atteggiamento gaudente del marito entrano in collisione, al punto che l'uomo disconosce la paternità del secondogenito, Robert, segregandolo insieme alla madre in un'ala isolata del suo castello. La donna cresce Robert nell'odio alimentato dal predicatore, mentre il laird di Dalcastle inizia a frequentare una donna che farà da madre a George, suo primogenito. Il dissidio tra i due fratelli cresce a tal punto che, quando George viene trovato morto in una pozza di sangue, i sospetti si concentrano sul fratello, peraltro scomparso misteriosamente insieme a uno strano personaggio a cui si attribuisce la capacità sovrannaturale di cambiare sembianze. Il romanzo di James Hogg, pubblicato nel 1824, poco prima della sua morte, è un classico della narrativa britannica. Di umili natali, Hogg si costruì la propria educazione leggendo avidamente e finendo per stringere amicizia con grandi autori contemporanei, primo fra tutti Sir Walter Scott, di cui scrisse un'autobiografia e con cui diede alle stampe una raccolta di antiche ballate. Non sorprende che Robert Louis Stevenson, scozzese come Hogg e Scott e come loro incline al romanzo storico, abbia in qualche modo fatto suo il tema dell'odio fraterno nel suo capolavoro Il signore di Ballantrae. Sorprende maggiormente che il grande poeta William Wordsworth abbia composto un'elegia in onore di Hogg, in occasione della sua morte. Il verso «Il possente menestrello non respira più» la dice lunga sulla sua stima artistica, malgrado forti divergenze di opinione.

Confessioni di un peccatore eletto si suddivide in una prima parte in cui l'autore espone i fatti e in una seconda affidata alle memorie e confessioni del peccatore, con un'interessante ribaltamento dei punti di vista.

Vendetta e giustizia e pure una velata ironia sono tra i motivi per cui lo scrittore francese André Gide, entrato quasi casualmente in possesso del libro, ne sancì la riscoperta e un successo postumo.

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