Cultura e Spettacoli

Con Joe Pesci il thriller sposa l'umorismo

Thriller e umorismo raramente vanno d'accordo. Anche se gli esempi contrari non mancano. Come dimostra l'albo d'oro di Alfred Hitchcock. Con ogni probabilità, quindi, il grande maestro inglese, se fosse stato ancora in vita, avrebbe approvato Mio cugino Vincenzo (ore 21 Cine Sony), un riuscito mix di commedia e giallo, diretto nel 1992 dal meno noto connazionale Jonathan Lynn, una carriera con pochi film, nessuno dei quali memorabile. A eccezione appunto di questo. Siamo in Alabama. Scambiati per assassini, i giovani turisti per caso Bill (Ralph Macchio) e Stan (Mitchell Whitfield) rischiano grosso con il terribile giudice Chamberlain Haller (Fred Gwynne). Spedito dalla mamma di Bill, arriva in gran fretta da Brooklyn per perorare la loro difficile causa il cugino Vincenzo Gambini (Joe Pesci), che non ha neppure superato gli esami di procuratore. Accompagnato dalla fidanzata, la parrucchiera disoccupata, ma espertissima di motori, Mona Lisa Vito (Marisa Tomei), l'omino si dimostra un furbacchione, riuscendo a salvare in extremis i suoi terrorizzati clienti. Una sorprendente commedia intinta nel giallo procedurale, spassosa nella parte prettamente comica e perfino eccitante nei risvolti giudiziari. I meriti vanno divisi equamente in tre fette: l'originalissima sceneggiatura, l'interpretazione dell'irresistibile Joe Pesci, per la prima volta protagonista, e quella della strepitosa rivelazione italo americana Marisa Tomei (Oscar per la miglior comprimaria), tra l'altro assai sexy pur se non bellissima, almeno secondo i canoni tradizionali.

Avercene, comunque.

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