Cultura e Spettacoli

Quando Karl Lagerfeld aiutò una bambina a disegnare il suo costume

Karl Lagerfeld, genio indiscusso della moda, couturier per Fendi e Chanel, aveva un estro senza pari, che lo portò a riconoscere nel desiderio di una bambina un’idea geniale

Quando Karl Lagerfeld aiutò una bambina a disegnare il suo costume

Karl Lagerfeld e il suo genio sono ormai entrati, di diritto, nella storia della moda a livello mondiale. Chi lo ha conosciuto, o ha avuto la fortuna di lavorare con lui, ama rievocare aneddoti del passato che possano ancora di più restituire l’immagine sfaccettata di un uomo e del suo estro ineguagliabile, capace di riconoscere nel capriccio di una bambina di sette anni un’idea meravigliosa. La bimba in questione si chiama Svenja O’Donnell, ora è una donna, ma alcuni anni fa ebbe il privilegio di vivere un momento curioso, divertente, persino strabiliante con Karl Lagerfeld.

Svenja ha raccontato su Twitter la sua storia, divenuta virale in pochissimo tempo e riportata da “Elle”. Era stata invitata al compleanno di un’amica, una festa a tema, in un quartiere chic di Parigi. Voleva fare bella figura, così la madre chiese alla madrina di battesimo di Svenja, che lavorava per Lagerfeld alla maison Chloè, di confezionarle un abito su misura. La madrina ne realizzò uno con i tessuti di scarto dell’azienda. Un vestito elegante, che l’avrebbe fatta sentire una principessa. Solo che la piccola Svenja voleva essere qualcos’altro: “Mi rifiutai categoricamente di indossarlo. Desideravo ardentemente vestirmi da scatola”. A distanza di tempo si rende perfettamente conto del fatto che l’abito realizzato per lei dalla madrina fosse incantevole: “Era giallo, con gioielli cuciti sull’estremità del colletto, bellissimo”. Allora, però, era una bambina e “avendo 7 anni, ero proprio un maschiaccio”.

Scoppiò in singhiozzi, vedendo il suo desiderio deluso. La madrina, allora, decise di farle incontrare Lagerfeld, perché fosse proprio lui a spiegarle il valore del suo vestito:“Karl Lagerfeld si alzò dalla sua postazione e venne a sedersi sul pavimento insieme a me. Mi chiese cosa volessi indossare. ‘Una scatola’ risposi. Si levò in piedi e batté le mani. ‘Che idea meravigliosa!’ replicò lui raggiante ed ero sicura che lo intendesse davvero. In alcuni minuti chiamò un’assistente per farsi portare una selezione di scatole dal deposito. Ne trovammo una abbastanza grande da coprirmi completamente e mi aiutò a ritagliare i buchi per testa e braccia. Poi completammo l’outfit con un paio di calzini rossi e trainers bianche” .

Sulla questione della scelta fra l’abito giallo e la scatola si può discutere, ma l’insegnamento che ne trasse Svenja può diventare un consiglio valido per tutti: “Lo ricorderò sempre come il giorno in cui uno dei più grandi designer, lui per primo non estraneo ai capricci, ritagliò un’ora del suo tempo per accontentare la creatività di una bambina. Il ricordo mi infonde ancora coraggio, trent’anni dopo, per avere sicurezza nelle mie idee. Grazie ancora Karl.

La scatola fu un successo”.

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