Cultura e Spettacoli

Con Knopfler e Tom Petty per cantare l'anima di JJ Cale

Esce il cd "The Breeze", tributo al maestro schivo e solitario che scrisse "Cocaine"

Con Knopfler e Tom Petty per cantare l'anima di JJ Cale

Eric Clapton si è ritirato in questi giorni dalle scene. Basta concerti, troppo faticoso, ora farà solo dischi. I fan si disperano ma nell'ambiente musicale molti fanno spallucce, abituati alle sue sparizioni dalle scene, anche per periodi lunghissimi. Già una quindicina di anni fa Clapton aveva fatto sensazione dichiarando a Rolling Stone (nel bel mezzo di un estenuante tour europeo): «Basta, questa è l'ultima volta, è troppo faticoso stare in giro così a lungo senza fermarsi», e poi è arrivato a 70 anni suonando in giro per l'universo mondo...

Comunque per non smentirsi ha subito pubblicato un nuovo album molto particolare, radunando amici come Willie Nelson, Mark Knopfler, Tom Petty, John Mayer e pubblicando un tributo a JJ Cale, una delle sue maggiori fonti di ispirazione, intitolato The Breeze. An Appreciation of JJ Cale. Cantautore di culto, tra gli artisti più schivi della scena americana, Cale - scomparso un anno fa a 74 anni per un infarto - più che un volto è una voce e una chitarra. Un artista dal sottile virtuosismo che fa suoi e personalizza in un'unica sintesi rock, blues, folk in modo intimo ed intenso. «Non m'interessa farmi vedere - disse un giorno al Giornale - non voglio la mia immagine sulla copertina dei dischi». Sono le canzoni a parlare per lui, quelle che ha scritto ed eseguito e che sono state riprese da artisti come Johnny Cash, Santana, Deep Purple. Eric, che lo ammira da sempre, ha inciso la sua antica After Midnight nel suo debutto solista e poi nel '77 ha trasformato (su Slowhand) Cocaine in un inno. Già, Cocaine è diventato il brano più famoso di Cale, anche se il suo repertorio è ricco di perle da lui scritte, in solitudine, nel suo ranch in Oklahoma. Sedici di queste perle sono raccolte in questo album fatto con sincerità, amore e passione per un musicista che ha insegnato molto a tutti.

«Vorrei che le persone entrassero nel mondo di JJ Cale - ha dichiarato Clapton -; io sono solo il messaggero, ho sempre saputo che questo era il mio lavoro. Cerco di interpretare i brani in modo che possano raggiungere una platea sempre più vasta, e in modo che il pubblico generalista, o almeno quello che mi segue, si incuriosisca e voglia tornare alle origini di questa musica». The Breeze è quindi un viaggio nel mondo di JJ Cale, per capire l'uomo e l'artista attraverso le canzoni, le vignette narrative che bucano ogni barriera di genere e stile. Si va da Call Me the Breeze, uscita anche come singolo, ai toni rockeggianti di Rock and Roll Records col duetto vocale tra Eric e Tom Petty, dalla splendida ballad Magnolia (John Mayer alla voce) ai passaggi bluesati di Train To Nowhere (Clapton, Knopfler e Don White alle voci) per arrivare al tocco country di Willie Nelson in Starbound e Songbird. Ai duetti si alternano le voci soliste come nella malinconica ballad Someday, dominata dalla voce di Knopfler, o nella combinazione di realismo ed esuberanza di Cajun Moon interpretata da Clapton con voce roca e sommessa.

Cascate di ballate di virile e al tempo stesso morbida grazia, costruite in modo originale ma senza perdere di vista lo spirito estetico di Cale. Quando Clapton e JJ Cale si incontravano, come accadde per la prima volta nel 2004 al festival «Crossroads» (inventato da Eric con alcune delle più grandi star del rock) il primo si teneva in disparte e si metteva al servizio di Cale. Certo l'incontro tra i due - poi certificato lo scorso decennio da dischi insieme come Road to Escondido e Roll On - ha portato fortuna (per motivi diversi) ad entrambi. Clapton quando ha inciso per la prima volta con Cale ha detto: «Questa è la realizzazione di quella che è forse la mia più grande ambizione, lavorare con un uomo la cui musica mi ha ispirato più di quanto io possa ricordare». Cale, sempre coerente alla sua filosofia di vita, ha ribattuto: «Quando Clapton ha inciso After Midnight e Cocaine non avevo una lira, poi hanno cominciato a girare i soldi. Mi sento un hippy ma quando mi arriva un bell'assegno sono contento. Sono un chitarrista che si è reso conto che non sarebbe mai riuscito a pagarsi una cena suonando solo la chitarra, così iniziai a comporre, che è un business più prolifico».

Lo testimoniano 15 album in 40 anni di carriera e l'affetto delle stelle del rock.

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