Cultura e Spettacoli

L’erede di “Lupin”, nella nuova serie Netflix, ha il carisma di Omar Sy

Si omaggiano i romanzi firmati da Le Blanc con una storia originale e dal contesto contemporaneo in cui il protagonista, estimatore di Lupin, intende saldare i conti col proprio passato

L’erede di “Lupin”, nella nuova serie Netflix, ha il carisma di Omar Sy

Furti, travestimenti e colpi di scena sono al centro di “Lupin”, la nuova serie in partenza da oggi su Netflix e con protagonista Omar Sy. Inutile, pretestuosa e infondata si è rivelata la polemica nata quando è stato annunciato il progetto, mesi fa. Non siamo, infatti, innanzi all’ennesima genuflessione a quella follia moderna che prende il nome di “politicamente corretto”: è errato pensare si sia snaturato il Lupin nato dalla penna di Maurice Leblanc facendolo interpretare da un attore di colore. La serie, semplicemente, nasce come omaggio, fin dal titolo, ad un personaggio di finzione conosciuto in tutto il mondo, ma ha una sceneggiatura originale incentrata su un ladro, estimatore delle avventure letterarie d’inizio secolo riguardanti Lupin, che vive nella Parigi dei nostri giorni.

Assane Diop (Omar Sy), questo il suo nome, è un francese di seconda generazione, separato e con un figlio. Da adolescente vede la sua vita sconvolta quando il padre, un immigrato senegalese impiegato come autista presso i ricchissimi e potenti Pellegrini, viene accusato da questi ultimi del furto di una preziosa collana e muore suicida in carcere. A salvare il piccolo Assane, una volta rimasto solo al mondo, saranno l’amore per i libri di Leblanc e la possibilità, datagli da un benefattore anonimo, di ricevere un’educazione di alto livello. Una volta adulto, alla notizia che la famigerata collana sarà presto battuta all’asta, Assane non solo è deciso a rubarla, ma a ricostruire con esattezza quanto accaduto venticinque anni prima, in modo da riabilitare l’onore paterno.

Acuto calcolatore e pianificatore, mosso dall’attento studio di libri come “Il Collier della regina“, “L’evasione di Lupin” e “Lupin e il viaggiatore misterioso”, il novello ladro gentiluomo riesce sempre, proprio come il suo ispiratore, a lasciare un passo indietro la polizia. Più che essere un abile trasformista in senso stretto, il protagonista della serie ha l’intelligenza di capire che può piegare gli stereotipi razzisti a suo vantaggio (ad esempio confondendosi tra rider che, nell’immaginario ma non solo, sono quasi tutti immigrati).

Omar Sy, nel ruolo, è a dir poco perfetto. Elegante nelle movenze, carismatico e dotato della giusta leggerezza beffarda, fa la differenza al punto che, va ammesso, la serie senza di lui avrebbe un centesimo dell’appeal e si perderebbe in mezzo a tante altre dello stesso genere.

Tra un flashback e l’altro, dopo un primo episodio che è un piccolo heist-movie (film di rapina), la trama si sviluppa attraverso colpi di scena e disvelamenti parziali di segreti. La ricercatezza stilistica appaga la vista, mentre il gioco di citazioni è fatto per deliziare i fan di Leblanc, i cui romanzi originali sono riletti senza essere stravolti ed esaltandone semmai i punti di forza. Piuttosto incolori i personaggi secondari ed efficace la regia, soprattutto dei primi tre episodi, quelli diretti da Louis Leterrier (già regista del primo “Now You See Me”).

Serie poliziesca che strizza l’occhio ad altri generi, dall’action al family drama fino al thriller cospirativo, “Lupin” è un prodotto accattivante, che riscrive un classico francese dandogli appeal e dinamicità moderni.

Purtroppo la prima stagione fa ben più che lasciare le cose in sospeso: tronca il racconto sul più bello.

Sedotti e smarriti, ci si trova ad aspettare una seconda serie di episodi, consci che, per quando saranno fruibili, la visione di questi sarà sfumata, lasciando il ricordo di ore piacevoli ma non veri contenuti.

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