Cultura e Spettacoli

L'"Ultima cena" non è mai finita, per fortuna

L'"Ultima cena" non è mai finita, per fortuna

Tra i tanti appuntamenti della Milano Art Week ce n'è uno che è davvero un evento. Una mostra piccola per spazi, enorme per l'impatto. È L'Ultima cena dopo Leonardo, aperta da oggi al 30 giugno alla Fondazione Stelline (dove Andy Warhol nel 1987 portò la sua serie The Last Supper, rileggendo per la prima volta il capolavoro di Leonardo in chiave pop) e curata da Demetrio Paparoni. Il quale, grazie ai suoi pesanti agganci internazionali, ha riunito un gruppo di opere di sei artisti protagonisti della scena contemporanea - Wang Guangyi e Yue Minjun (che hanno aperto la Cina al moderno), Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo e Nicola Samorì - che si confrontano con L'Ultima cena di Leonardo, l'originale, a pochi metri da qui: Santa Maria delle Grazie è dall'altra parte del marciapiede. E l'effetto è potente, trascinante. Il polittico di 16 metri di Wang Guangyi è una Cena ridipinta con la tecnica della pittura gocciolante che vista da lontano appare un paesaggio cinese: i gruppi di apostoli sono montagne, la tovaglia un lago, le pieghe delle vesti i fiumi... I Masbedo dedicano un omaggio silenzioso alle mani di Pinin Brambilla Barcilon, la restauratrice che ha dedicato vent'anni al capolavoro di Leonardo, mentre Nicola Samorì porta un lavoro inedito e ambizioso - cinque enormi lastre di rame saldate, per 400 chili di peso - in cui il colore, l'ambiente e gli apostoli si materializzano attraverso l'azione-reazione dello zolfo sul rame, mentre del Cristo, scarnificato, resta solo un labile profilo, il contorno.

Che forse è tutto ciò che rimane, oggi, del Sacro.

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