Cultura e Spettacoli

"Sono fedele al rap. I nuovi arrivati? Spesso non sanno di cosa 'rappano'"

L'artista pubblica il brano «Tijuana» e si prepara a un tour «Io a Sanremo? Non ci penso neanche»

"Sono fedele al rap. I nuovi arrivati? Spesso non sanno di cosa 'rappano'"

Se lui dice che «questo non è un brano usa e getta» c'è da credergli. Nel marasma di aspiranti tormentoni che arrivano tra maggio e giugno, Emis Killa pubblica Tijuana che riempirà il repack del disco Supereroe in uscita il 21 giugno. «Tijuana è una ragazza, non la famosa città, anche se questa è comunque una canzone caliente». A neanche trent'anni è uno dei rapper che arrivano da lontano con una bella dose di gavetta e senza aver mai fatto compromessi: Emis Killa è quello che vedete, un rapper di Vimercate che si è costruito passo dopo passo con freestyle (è stato campione italiano), dischi di successo e brani diventati mainstream come Maracanã, colonna sonora dei Mondiali di calcio di Sky. In poche parole, è credibile anche nei suoi eccessi di rapper.

Però, Emis Killa, se uno canta di Tijuana nell'estate italiana sembra ammiccare al mondo latino che va tanto di moda.

«Di certo non volevo riferirmi a quel mondo che adesso è così centrale nella nostra musica. Tijuana è una ragazza intorno ai trent'anni che mi immagino viva con i suoi genitori e che si nutra di junk food e Netflix».

Però anche lei si è avvicinato a Takagi&Ketra, la coppia di produttori da tormentone estivo.

«La base era già fatta e ci abbiamo lavorato insieme tante volte senza quadrare un possibile arrangiamento. Credevamo fosse maledetta perché già altri ci avevano provato senza risultati».

La sorpresa è che non ci sono featuring. Emis Killa canta da solo.

«All'inizio avevo cercato un feat. per l'inciso scritto da Petrella. Ma poi ho lasciato perdere perché il brano funzionava».

Ma non c'è un eccesso di «featuring» in questi anni?

«Il pubblico occasionale non si interessa a queste cose. Il pubblico competente invece sa riconoscere le singole voci e quindi non è un grande problema, secondo me».

Adesso esce una nuova versione del suo disco Supereroe, che ha anche due brani inediti.

«Questo disco meritava un'altra edizione perché il pubblico lo ha riconosciuto e lo ha apprezzato. Quello precedente, Terza stagione, forse è stato meno godibile per il pubblico. Con Supereroe ci sono stati i singoli giusti al momento giusto e quindi tutto è andato molto meglio».

Quindi adesso potrebbe candidarsi al Festival di Sanremo.

«Lo escludo. Però ammetto che quest'anno, per la prima volta, ho visto un po' di Festival in tv. Mon voglio fare quello di parte, ma trovo inconcepibile che uno come Achille Lauro non sia arrivato al numero uno».

Lui viene dalla trap.

«La trap è una evoluzione del rap. Io, ad esempio, uso l'autotune dal 2009, non è un mistero».

Ma adesso la trap è un fenomeno in Italia.

«La trap nasce ad Atlanta nelle case proibite e caotiche di spacciatori e papponi. Qui quali trap house ci sono? Forse a Secondigliano, ma lì della trap non frega nulla. Insomma mi sembra che tanti ragazzini che iniziano a farla neppure sanno di che cosa stanno parlando. Si assomigliano tutti. E non mi riferisco a Sfera Ebbasta o a Capo Plaza, che sono stati i primi. Mi riferisco ai nuovi, che spesso non sanno rappare. Forse qualcuno ha pensato di fare trap perché non sapeva fare rap».

Emis Killa, lei è sempre stato legato all'iconografia del rapper: orologi d'oro, collanoni eccetera.

«A me quel mondo lì è sempre piaciuto, perché negarlo?».

Ha una Ferrari?

«No una Porsche».

E cosa pensa della nuova Ferrari ibrida?

«Mah, una Ferrari che, quando l'accendi, non romba non mi fa impazzire.

Forse ci sarebbe bisogno di un simulatore di rumore per far piacere a chi, come me, ha bisogno del ruggito del motore per esaltarsi».

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