Cultura e Spettacoli

Libri di culto e un diario on line Sempre con lo stesso Stile libero

Severino Cesari con Paolo Repetti svecchiò lo Struzzo Oggi ha scritto un «romanzo» bellissimo. Su Facebook

Gian Paolo SerinoAccade alle volte che la vita bussi alla nostra porta senza che ce ne accorgiamo. E allora passa, attraversa stanze vuote, studi ricolmi di libri, edifici, palazzi e non ce ne accorgiamo perché siamo troppo impegnati a essere impegnati. Altre volte la vita non bussa alla porta, ma la sfonda. Non ci accarezza, ma ci violenta, da un momento all'altro, da un giorno all'altro, così, di sorpresa: vigliacca, tanto che la malediciamo.Accade spesso. Accade magari di nascosto. Non lo diciamo. O lo diciamo a metà. Perché in un mondo a doppia velocità essere costretti a stare fermi, ad esempio per una «brutta malattia» (come se ne esistessero di belle), può essere una condanna più feroce della malattia stessa. Di tutto questo, e di molto altro ancora, si racconta in quello che è il miglior libro del 2015: la bacheca Facebook di Severino Cesari. Cesari, per anni responsabile delle pagine culturali de Il Manifesto con Gianni Riotta e del suo supplemento culturale La Talpa Libri, ha fondato, con Paolo Repetti, dapprima la collana «Ritmi» di Theoria (una di quelle che, con Leonardo editore, Tullio Pironti e Sugar&Co ha scoperto tantissimi scrittori, soprattutto americani, oggi considerati dei maestri) e poi la collana einaudiana «Stile Libero» che proprio quest'anno compie 20 anni. «Stile Libero» ha molto cambiato non solo la vecchia Einaudi ma anche l'intera editoria italiana. Con «Stile Libero» Cesari e Repetti hanno pubblicato i titoli più diversi. Impossibile citarli tutti, ma a veri monumenti della scrittura come Thomas Pynchon, Denis Johnson, Jonathan Ames, Russel Banks, Tobias Wolff hanno saputo affiancare scrittori commerciali come Edward Bunker, Jo Lansdale, David Foster Wallace, Don Winslow o l'Andre Agassi di Open. Hanno saputo cambiare, dopo la nidiata da talent discount di Tondelli, il modo di scrivere in Italia rendendola pulp con Gioventù Cannibale, antologia che ha fatto scoprire Aldo Nove, Niccolò Ammaniti, Stefano Massaron e col tempo hanno saputo imporre fenomeni come i Wu Ming, far crescere talenti come Tommaso Pincio, Giorgio Falco, Simona Vinci, far diventare un'icona Carlo Lucarelli, rilanciare Loriano Machiavelli, accogliere Antonio Moresco, Luca Di Fulvio, scoprire il potenziale di Giancarlo De Cataldo e il suo Romanzo criminale che ha contribuito a cambiare il nostro immaginario collettivo. E poi hanno avuto il coraggio di sdoganare i cantautori in poeti come nel caso di Fabrizio De André, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Vinicio Capossela, Vasco Rossi.E Severino Cesari, oltre a questo, è riuscito nel miracolo di dare un senso ai social network. Ammalatosi, ha aperto un profilo Facebook in cui ogni giorno racconta il suo percorso di guarigione: che sia da casa o dalla sede delle cure chemioterapiche (che ha ribattezzato «Quantico») Cesari si racconta in un libro aperto partendo da esperienze personali di chi ha la pelle bruciata dal vento delle idee, oltre che dalle cure, in un dialogo quotidiano con lettori. Impossibile non affezionarsi a ciò che scrive Cesari: è l'essere umano che diventa parola, scolpita nella pietra della ragione e del sentimento, di un tempo che non è mai perduto, in una ricerca che svela noi stessi nella sua lettura. Un vangelo che è una preghiera laica e mai facile sentimentalismo come certi, troppi, libri negli ultimi anno hanno ci hanno (s)venduto. Cesari emoziona perché ci fa comprendere come la malattia possa essere un dono, una scoperta, qualcosa che se la prendi per mano ti permette di comprendere che non è vero che tutto l'infinito finisce qui. Come quando si leggono le sue parole, scritte su Internet ma capaci di restare a lungo: «Questa mattina il giorno sull'Esquilino è così morbido e come granuloso che sembra intriso della luce lunare che l'ha preceduto, o almeno ne serba memoria, stanotte la luna era ancora piena e splendeva, non nascosta da nuvole. Senza pensieri riordino la cucina - le mani funzionano sempre meglio quasi non sento più gli impedimenti della vecchia ischemia, mentre il corpo intero si manifesta solo con un ronzio lieve, la tacita meraviglia di ciò che inesplicabilmente funziona senza scosse, non avvertito né pensato - la normalità, non è poi questo? - e vedo le tracce della fatica di Emanuela per seguire me nei giorni del ricovero in clinica e insieme curarsi di Lorenzo che andava a New York per lavoro, badare alla casa e a Theo e Ortensio certo stralunati con questo affollarsi di partenze e assenze e intermittenze, e mentre preparo un enorme sacco con la spazzatura scendono di colpo le lacrime. Sono a casa! Lo capisco ora ed è una scossa elettrica nella schiena, poi un fiotto caldo, non ho tempo di compiacermi in questo nido di tepore gioia gratitudine che si è creato perché il freddo improvviso dal terrazzo aperto, esposto a Oriente mettevo provvisoriamente fuori il sacco della spazzatura, sacco barbarico unico, in attesa di uscire, niente raccolta differenziata ancora mi costringe a tornare di corsa in camera per indossare una vestaglia pesante. Davanti alla finestra della stanza, che dà invece a Occidente, alta sui viali rettilinei sui palazzi dell'Esquilino, l'allegria erompe di nuovo: sono a casa».E con Severino Cesari lo siamo anche noi perché ha coraggiosamente deciso di aprirla, la sua casa, a tutti i lettori.

Nel miglior romanzo del 2015.

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