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"Il libro degli specchi" moltiplica le verità: il thriller mentale che fa riflettere

Un manoscritto incompleto su un caso irrisolto. E troppe versioni dei fatti...

"Il libro degli specchi" moltiplica le verità: il thriller mentale che fa riflettere

Non conoscere la verità è indubbiamente un grave problema. Ma conoscerne troppe è un problema ancora più grave. Il titolo, Il libro degli specchi, ti mette subito in allarme, se sai che lì dentro, cioè al di là dell'ulteriore (ultimo?) specchio della lettura in cui guardi te stesso nell'atto di leggere c'è «una sorta di thriller», come scrive l'autore nella «Nota» in coda al volume. La citazione di Oscar Wilde posta in esergo, subito sotto l'inquietante titolo, conferma, introducendola, l'enigmaticità del romanzo: «La gente è quasi sempre altra gente». Poi, come Alice, attraversi il primo specchio, ormai certo che altri ne verranno, una pagina dopo l'altra.

E allora andiamo direttamente all'ultima, di pagina. Tranquilli, non rivela nulla del mistero, se mai, sotto sotto lo infittisce. La penultima frase del libro è: «Avevano tutti avuto torto, scorgendo soltanto le proprie ossessioni mentre cercavano di guardare la realtà attraverso finestre che si erano infine rivelate per ciò che erano sempre state, ovvero non finestre ma specchi». E, in un certo senso, siamo da capo.

Trecento pagine prima, c'era un agente letterario, Peter Katz, che leggeva (come noi, del resto: specchio contro specchio) la lettera di accompagnamento di un manoscritto. Anzi, di una parte, quella iniziale, di un manoscritto. In cui l'autore, della lettera e del manoscritto, Richard Flynn, spiegava come gli fosse tornata in mente, per caso, una vicenda di ventisette anni prima. Si era nel 1987 e...

Ma ora spostiamoci di lato, usciamo dal campo visivo (si dice così? ne dubito) del primo specchio deformante, vale a dire dalle parole del primo fra i tanti narratori di questa storia. E dedichiamoci brevemente all'autore di Il libro degli specchi (Longanesi, pagg. 326, euro 16,40, traduzione di Luca Bernardi, da domani nelle librerie). Eugen Ovidiu Chirovici è nato nel '64 a Fagaras, nel bel mezzo della Romania. Ha fatto il pittore, il giornalista, l'economista, fra l'altro. In patria ha pubblicato un mucchio di libri di successo, alcuni dei quali tradotti all'estero, ma mai in Italia. Cinque anni fa, poiché il figlio si era laureato a Cardiff e la moglie aveva trovato un buon lavoro in Inghilterra, ha scelto di vivere nel Regno Unito, e di scrivere in inglese. E come ha sbancato, nel 2015, la Buchmesse di Francoforte, dove The Book of Mirrors è andato via come il pane, in termini di contratti? Seguendo il suggerimento di tale Robert Peett, capo di una piccola casa editrice, l'unico fra una decina di agenti letterari a dare riscontro, proprio come Peter Katz (o quasi...), al suo manoscritto. Il libro è una bomba, gli disse, ma è troppo per noi, mandalo a qualcuno di più grande. Incredibile, ma vero.

Come vere, letterariamente parlando, sono le tante verità in cui si riflette, caleidoscopicamente, questo romanzo infallibile come gli specchi che lo compongono. Non sveliamo nulla (o quasi...) dicendo che la chiave del busillis è... proustiana. Ruota infatti nella toppa della memoria che sa essere involontariamente falsa, quando riempie i suoi buchi neri con informazioni, diciamo così, non di prima mano, non in grado di superare il vaglio di un'inchiesta di polizia o di un'aula di tribunale.

Dicevamo: si era nel 1987 e Richard Flynn, ventenne studente universitario a Princeton, divideva la sua casa con una bella ragazza, Laura Baines. Da cosa nasce cosa, naturalmente. Ma da cosa può anche morire cosa. E infatti qualcuno muore: il professor Joseph Wieder, brillante docente e saggista nel campo della psicologia cognitiva nonché guru dell'ambiziosa Laura, ucciso a legnate nella sua sontuosa dimora. Da chi? Di specchio in specchio, il fuoco della lente con cui noi vediamo (anche ciò che non c'è...) passa da Peter Katz al giornalista John Keller, e poi da John Keller al poliziotto in pensione Roy Freeman, il quale lavorò al caso Wieder, ma ora deve fare i conti con l'Alzheimer. Insomma, la memoria, in ogni forma, in ogni contesto è la vera protagonista di Il libro degli specchi.

E tutto sommato è anche l'unica colpevole.

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