Cultura e Spettacoli

L'imperfetta scienza dell'amore (ai tempi di Batman)

Massimiliano Parente gioca con la cultura pop al fine di illuminare la condizione umana

L'imperfetta scienza dell'amore (ai tempi di Batman)

Infantile. Molto infantile. Un romanzo così infantile non è mai stato scritto. Pensa te cosa si va a inventare Massimiliano Parente in L'amore ai tempi di Batman (Mondadori, pagg. 360, euro 20). Un giovane uomo, con un passato da baby star della televisione, torna a casa, trova la sua fidanzata a letto con un altro e come reagisce? Si infila il costume da Batman, in precedenza scovato a Cinecittà, e si butta dalla finestra. Precipitando goffamente dal cornicione, l'improvvisato pipistrello salva per caso una donna dallo stupro. Qualcuno filma tutto, il video diventa virale. A Roma c'è un nuovo supereroe che si dedica a singolari missioni (come sequestrare Renato Zero). Walter, l'aspirante Bruce Wayne, somma stranezza a stranezza: vive un amore puro per Sasha Grey, la ex (beh, forse non così ex) pornostar. Riuscirà mai a incontrarla, magari sfruttando il fascino di Batman? Ve lo lasciamo scoprire da soli.Walter è davvero infantile. Rimasto orfano (e ricco) non pensa a mettere la testa a posto, cercarsi un lavoro, mettere su famiglia. Preferisce sperperare denaro, soffocare l'ansia a colpi di Xanax, perdersi nell'universo digitale della Playstation. È determinato a non crescere, e la sua battaglia senza speranza per restare un bambino è molto divertente, a tratti esilarante. Pagina dopo pagina, però, l'infantilismo di Walter si rivela un tragico tentativo di fermare il tempo. Troppo forte è l'evidenza della cosa terribile, come l'ha chiamata Parente in un saggio su Proust: l'evidenza della morte che ci attende. Tutto finisce perché tutto è materia. Noi stessi siamo soltanto computer programmati dalla natura. I ricordi sono copie di ricordi autentici: «Il cervello cambia le connessioni, sostituisce i ricordi con le copie dei ricordi, ne cancella altri». I sentimenti «in fondo sono artificiali, riducibili a una serie di algoritmi». Tirarsi su di morale è soltanto «aumentare l'attività dei neuroni che utilizzano l'acido gamma amnio butirrico come neurotrasmettitore».Siamo macchine imperfette. Se fossimo autentici automi, robot di carne, potremmo almeno cancellare il dolore, «buttare quel file nel cestino, riformattarci». La nostra personalità non esiste: «Si muore molte volte nella vita, senza accorgersene, ci si trasforma in estranei rispetto a noi stessi, qualsiasi cosa si faccia, lentamente, giorno dopo giorno, nell'illusione di essere sempre noi. Continuiamo a dire io anche quando parliamo di eventi passati: a cinque anni feci questo, a diciotto questo, a trenta quest'altro, ma stiamo parlando di persone diverse senza niente in comune con la persona presente. Perfino la nostra carne non è più la stessa, sebbene gli atomi di cui è composta durino miliardi di anni ma non nel nostro corpo». Un attacco di panico ci svela la vera sostanza della realtà: «È come se sentissi il senso dell'intero universo, è come se ti sentissi invaso dalla morte, e dalla morte di qualsiasi cosa si muova vicino a te. È come se avvertissi l'assoluto baratro in cui ti trovi e l'assoluta assenza di salvezza». La biologia è spaventosa. L'artificiale è rassicurante. Il cielo spettacolare di un videogioco è più commovente di un vero tramonto, perché si ripeterà sempre uguale a se stesso e sarà sempre controllabile con un paio di clic. In questo romanzo c'è parecchia poesia, e dire che Parente odia la poesia, ma non è quella a cui siamo abituati. Qui poetica è la scienza, che è come dire l'infinito (o la natura) ma ritratto da uno scrittore che ha vissuto la rivoluzione tecnologica.Nelle pagine di questo libro c'è anche tutto il mondo pop: le serie tv, le console, il cinema hollywoodiano dallo Star Wars di George Lucas in avanti, la dipendenza dai social network, il porno («La masturbazione solitaria su internet non è una malattia ma la cifra stilistica della mia generazione» dice il protagonista). Già questo segna una differenza siderale rispetto ai romanzi pseudo-artistici che invadono il mercato e i premi letterari, nella versione impegnata (il migrante, il precario, la vita esemplare di questo o quello eroe civile) oppure nella versione due cuori e un tinello (la provincia, la metropoli, la famiglia). Scienza e pop, dunque. Ma qui non c'è solo rinnovamento dell'immaginario e della lingua. Parente butta a mare il minimalismo, ne L'amore ai tempi di Batman si parla del posto che ci spetta nell'universo: nessun posto, purtroppo.Di fronte a questa consapevolezza, l'infantilismo è una strategia per difendersi dalla indifferente violenza che ci riservano la vita e la natura: «Cosa significa crescere? Perdere ogni illusione, diventare sempre più vuoti». Un'altra strategia potrebbe essere l'amore: ma siamo esseri strani, e l'amore perfetto, forse, è solo quello non corrisposto. Ecco, com'è l'amore ai tempi di Batman? È anch'esso un'illusione, «una reazione chimica nelle sinapsi».

Ma con la maschera addosso, per un istante, è possibile crederci.

Commenti