Cultura e Spettacoli

Zucchero: "Ho portato il mio blues a Cuba"

Nel cd, registrato a L'Avana, canta classici della tradizione. E un testo di Panella

Zucchero: "Ho portato il mio blues a Cuba"

In fondo mica facile essere Zucchero. Il suo (pen)ultimo album è uno dei suoi migliori (Chocabeck), lui ha 57 anni e una fama globale. Avrebbe potuto anche staccare la spina, come si dice, contabilizzare il curriculum per godersi la vita. Invece no. «Non ce la faccio proprio, è più forte di me e difatti il prossimo anno riparto in tour dall'Australia». Anche a costo di prendersi qualche critica (spesso ormai luoghi comuni, diciamolo), ha raccolto i migliori musicisti cubani e per un mese ha registrato a L'Havana le tredici canzoni de La sesión cubana, tutte in bilico tra tex mex, country, New Orleans, blues e appena un po' di rock. Si è imposto così tanta cura che il produttore Don Was ha dovuto sopportare che Mick Jagger lo richiamasse all'ordine per registrare i due inediti del nuovo greatest hits dei Rolling Stones. «Mi ha detto che si era arrabbiato. Ma lo abbiamo comunque fatto aspettare altri due giorni», spiega Zucchero sorridendo sornione. Sei classici del suo repertorio (da Baila a Un kilo a Così celeste). E sette novità (gli inediti Love is all around e Sabor a ti oltre alle cover Never is a moment, Nene, Pana, Ave Maria no morro e il singolo Guantanamera). In tutto, ebbene sì, un disco nuovo. Anzi, speciale, come dice lui. «Dopo il mio concerto al Cremlino nel 1990 avevo detto, seguendo un filo logico che allora aveva un senso, che avrei voluto suonare a Cuba». L'ha fatto. Registrando questo album, che sarà distribuito in tutto il mondo. E mettendo in piedi un concerto proprio nello stesso giorno di Mosca, ossia l'8 dicembre, ossia il giorno dell'assassinio di John Lennon. «All'Havana cambia tutto giorno dopo giorno, ma dovremmo suonare nel parco dell'Istituto Superiore dell'Arte, uno spazio che può contenere tante migliaia di persone». Tutto gratuito, per forza. E tutto europeo, nel senso che Zucchero si porterà dall'Italia il «proprio» palco con strumentazione, amplificazione e band. E ritroverà i musicisti giganteschi del leggendario Chucho Valdes, che hanno suonato in questa Sesión in uscita la prossima settimana in tutto il mondo. «Il concerto sarà trasmesso in tv in prima serata probabilmente entro fine dicembre, stiamo trattando con Rai e Mediaset», ha annunciato il promoter Ferdinando Salzano. Dopotutto, come spiega Alessandro Massara presidente di Universal Music, «Zucchero per noi non è soltanto un artista italiano, è internazionale». Un po' si capisce anche dagli arrangiamenti di questo disco. E dallo stesso modo di cantare di Zucchero che, specialmente nei versi come quelli di Pasquale Panella in Love is all around, ha ormai quella sofferta nonchalance che lo accomuna ad artisti sconvolti e sommersi come i vecchi bluesman o il disperato Jimmy LaFave di cui canta la malinconica Never is a moment. «O registro un album di blues puro oppure cerco contaminazioni come ho fatto stavolta». Dall'Emilia al tex mex. Dall'Havana a Fabio Fazio, che il 23 dicembre lo aspetta a Che tempo che fa. O, più semplicemente, dalla propria musica alle sue origini.

Di tanto e tanto tempo fa perciò drammaticamente attuali.

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