Cultura e Spettacoli

L'Orfeo Usa che si tolse la giacca prima di suicidarsi

Interno Biblioteca Civica Gambalunga, Rimini - Foto di Ivan Ciappelloni
Interno Biblioteca Civica Gambalunga, Rimini - Foto di Ivan Ciappelloni

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L'Orfeo Usa che si tolse la giacca prima di suicidarsi

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Trentatré anni. Non l'età in cui, biblicamente, Gesù Cristo torna al mondo da cui è venuto. Sono gli anni, simili a un tonfo, che misurano la distanza tra la cultura italiana e quella di terre più civilizzate. Gli Stati Uniti, per dire. Dal 1984, infatti, manca in Italia l'opera di Hart Crane (1899-1832), stella della lirica occidentale del Novecento, autore, con Il ponte, di un poema visionario, filosofico e folle, totale, che sta al fianco della Terra desolata di Thomas S. Eliot e dei Cantos di Ezra Pound, ma per ardore lirico è ancora al di là, tangente gli ignoti. Il giudizio è di Harold Bloom, il critico letterario più noto del pianeta, che scoprì il genio di Crane «a dieci anni». Ricavandone una specie di shock estetico: «rimasi paralizzato dallo stupore».

In Italia, paradosso multiplo, pubblichiamo come si deve Harold Bloom, che glorifica Crane, dimenticandoci di Crane. Per fortuna, ora, la lacuna viene smorzata, almeno in parte. Le neonate Edizioni Grenelle di Potenza pubblicano White Buildings (pagg.136, euro 14), che è la prima raccolta di Crane, edita nel 1926. In questo fascio di poesie è già evidente la tensione lirica travolgente di Crane, che scriveva ad Allen Tate, tra i rarissimi amici, «dobbiamo inventare un linguaggio che sia la trasposizione in verbi del jazz. Qualcosa di pulito, frizzante, sfuggente». Poesie come Sulla tomba di Melville si dovrebbero studiare a scuola per capire l'abc della lirica. Fin dall'incipit, folgorante: «Spesso di sotto all'onda, di là da questa scogliera/ Egli vide i dadi d'ossa degli annegati lasciare/ un'ambasciata» (Pietro Pascarelli, il traduttore, non teme il confronto con l'antica edizione Garzanti di Roberto Sanesi). Dopo una vita delicatamente dissipata, Crane si suicidò nel 1932, gettandosi in mare, nel Golfo del Messico. «Il 27 aprile del 1932, poco prima di mezzogiorno, Hart Crane si avvicinò alla poppa della Orizaba. La nave era a circa 300 miglia a nord de L'Avana; stava abbandonando le acque calde che quindici anni prima il poeta aveva narrato come un paradiso mistico. Si tolse la giacca, in silenzio, e saltò». Così, con parole marmoree, Waldo Frank racconta la fine del poeta.

L'Orfeo americano che si tolse la giacca prima di uccidersi.

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