il Giornale OFF - Teatro

Luca Trezza, un bel soliloquio sulla vita al tempo di Internet

L'attore e regista si ispira all'avanguardia di Giancarlo Sepe

Luca Trezza, un bel soliloquio sulla vita al tempo di Internet

Per parlare dello spettacolo www.testamento punto e a capo di e con Luca Trezza, bisogna citare quel geniale maestro dell'avanguardia romana che è Giancarlo Sepe. La sua accanita ricerca laboratoriale, i suoi slanci fantasiosi, la sua poetica fatta di musiche e movimento hanno creato un linguaggio risconoscibile in molti giovani autori e registi che sperimentano sulle sue tracce.
Sepe da anni infatti, abbandona il teatro di parola, facendo del corpo, della danza teatro, delle emozioni in musica, la sua principale cifra espressiva. Questo gli permette di alludere, di indagare sui silenzi, sul dolore o sulla felicità che affiora in pochi momenti dell'esistenza. Fare teatro nel suo spazio è il raccoglimento necessario all'opera d'arte che si contrappone allo spettacolo dai «tempi stretti». Un teatro quello della Comunità che non confeziona ma reagisce, rimette in discussione l'aspetto tecnico-formale del teatro, la sua destinazione comunicativa, il suo senso pedagogico. Una poetica aperta all'occhio, all'orecchio, al tatto e all'odorato; un happening quello di Sepe che attraverso le provocazioni, rimette al centro la moralità della Ricerca teatrale.
A pochi metri dal Teatro la Comunità in Trastevere, presso la Casa delle Culture, Luca Trezza presenta il suo soliloquio. Un uomo e un computer. Una connessione, una chat, un appuntamento al buio con una certa x. Mentre attende l'arrivo della sua amica virtuale che non conosce, sotto un lampione, vicino al luogo dell'appuntamento, il protagonista ricorda alcuni momenti dolorosi della sua infanzia: la mamma, le canzoni cantate dal padre, la gatta, i panni stesi; immagini e rimembranze che agiscono sul corpo dell'attore come bestie feroci, come trapani nel cervello. I suoi fatti intimi diventano atti teatrali, offerti con dolore e generosità allo spettatore. I ricordi, le sfumature dialettali, (Trezza è napoletano proprio come Sepe) si accavallano alla sottile critica sul mondo di internet. L'utilizzo compulsivo dei social network, dei falsi sentimenti, l'ansia della nostra reputazione telematica, ci fanno piombare in una vera sindrome di iperrealtà. Davanti agli schermi ci trasformiamo e i social rendono asociali. Un suggerimento: vigilare di più sulla recitazione e sul timbro.

Replicheogni lunedì sera.

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