Cultura e Spettacoli

"Lucignolo" riappare nel Paese dei balocchi in versione social

Mario Giordano, direttore di Videonews: "Ripartiamo dai giovani, un mondo che non trova più spazio in tv"

"Lucignolo" riappare nel Paese dei balocchi in versione social

Niente studio televisivo, niente conduttore, niente poltroncine da talk show. Si potrebbe anche definire in negativo, per le clamorose assenze, la nuova creatura dell'informazione Mediaset, da domani in prima serata su Italia Uno. Tanto nuova, però, questa creatura non è, trattandosi di Lucignolo: siamo alla settima edizione. Tuttavia, rispetto alle precedenti, il cambio e il rischio sono radicali. A cominciare dalla stagione, l'autunno, proseguendo con la sera prescelta, la domenica, territorio trafficato per la presenza della versione allungata di Che tempo che fa e dei posticipi di serie A. Altro cambio, la sparizione delle storiche inviate, Melita Toniolo e Marianne Puglia.

E allora, cosa ci sarà nel nuovo Lucignolo? «I giovani, ci saranno i giovani», risponde Mario Giordano, ideatore del magazine e adesso suo padre protettivo dalla tolda di Videonews di cui è direttore dal 10 giugno scorso. «Paradossalmente, scopriamo che i giovani sono una sorta di pianeta sconosciuto della nostra tv. In un momento di crisi, tendiamo a voltarci all'indietro, cercando nel passato stimoli per resistere e ripartire. Televisivamente, domina il revival. Basta guardare il successo di Morandi, con la Carrà e Rita Pavone... Se ci facciamo caso, produciamo una tv rivolta agli anziani, facciamo giornali che parlano agli anziani... E allora noi vogliamo accendere le telecamere sul pianeta-giovani. Raccontare la loro voglia di divertirsi e comunicare, le loro angosce esistenziali o anche i loro atti di eroismo». Non ci saranno le frivolezze dell'ultima edizione, quella intitolata appunto Lucignolo Bellavita, perché di bella vita da raccontare non ce n'è molta in giro. Se c'è un'aggiunta da fare alla testata è il 2.0 della versione rinnovata ai tempi del web. Dunque, interattività, incidenza dei social network e visione consigliata con second screen per twittare, mandare sms, chattare in genere. La Rete, con i suoi eccessi e le sue distorsioni, sarà anche un mondo da scandagliare. Fino a dodici i servizi previsti a serata, narrati dalla voce storica di Maurizio Trombini.

«Ci saranno alcune nuove rubriche», riprende Giordano. «Come quella realizzata con le app, in cui i ragazzi proveranno a mostrare i loro talenti. Oppure quella curata da Fabrizio Pisu, star del web con i suoi tormentoni. In un'altra, un inviato si cimenterà ogni puntata in una sfida, guidato dal pubblico che potrà interagire chiedendogli prove particolari. Un altro format s'intitola “Quanto conosci tuo figlio?”. Dopo una breve intervista al padre o alla madre, filmeremo un ragazzo in una notte esagerata. Una volta mostrato il video al genitore, lo faremo incontrare col ragazzo: un conto è sapere che il proprio figlio fa certe cose, un altro è vedergliele fare. Un'altra rubrica sceglierà una piazza come unità di racconto, filmandola per 24 ore, domani sarà Campo dei Fiori a Roma. Si vedrà la sera gremita di giovani, la notte con i ragazzi che vagano ubriachi e poi, a distanza di pochi minuti, altri ragazzi che arrivano e iniziano a disporre i tavoli dei bar per il nuovo giorno che sta iniziando».
Nella puntata di domani è previsto un servizio sui giovani che fanno volontariato a Lampedusa, un altro sui ragazzi a caccia di adrenalina che fanno bungy jumping dai ponti o parkour in giro per le città. In un altro servizio due ragazze parlano della loro propensione autolesionista, fino a sfiorare il suicidio. «Girando, uscendo, le telecamere scoprono mondi di cui non conoscevamo l'esistenza», spiega Giordano. «L'ho detto ai miei collaboratori: andate in giro e raccontate la realtà in presa diretta. Quello che riprendete deve avere un valore di documentazione e di testimonianza. Insomma, per stare al dibattito sulla televisione di questi giorni, poche parole e tante immagini», conclude Giordano.
«Le parole sono sopravvalutate», diceva un personaggio di Tracks, il film di John Curran visto quest'anno alla Mostra del cinema di Venezia. Come ha ragione..

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