Cultura e Spettacoli

Il maestro del cinema che sapeva raccontare (e fustigare) l'Italia

Tra i suoi capolavori "C'eravamo tanto amati" e "Una giornata particolare". Palma d'oro a Cannes

Il maestro del cinema che sapeva raccontare (e fustigare) l'Italia

Grottesco, poetico, comico. Ettore Scola era il sunto della fase calante della stagione d'oro della commedia all'italiana, quella in cui graffio e bonario buffetto si alternavano a dare il tratto di un Paese pieno di contraddizioni. Della sua lunga carriera che ha attraversato sei decadi di storia italiana resteranno un pugno di film racchiusi in sei o sette anni: da «C'eravamo tanto amati» del 1974 fino al definitivo «La terrazza» del 1980, attraverso «Brutti, sporchi e cattivi» (1976) e «Una giornata particolare» (1977), uno dei primi film della cinematografia a rielaborare in modo non banale e schematico l'epoca fascista. Alcuni allungano la stagione dell'ispirazione scoliana fino a «La famiglia» del 1987, ma è forse concessione troppo ampia. Irpino di nascita, romano di adozione, fu nella capitale a iniziare a collaborare con la rivista umoristica Marc'Aurelio, dove ebbe modo di conoscere Federico Fellini (che lui poi elesse a suo maestro), Furio Scarpelli e Steno. Arriva al cinema attraverso il canale classico, quello della sceneggiatura: collabora con Age e Scarpelli, mette le mani anche sullo script di un film culto come «Un americano a Roma» (1954), poi «La grande guerra» (1959) e «Crimen» (1960). Il primo film da lui firmato è «Se permettete parliamo di donne» (1964) nel quale dirige tre mostri sacri del cinema italiano del boom economico, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, che torneranno spesso nella sua filmografia. Insolito ma non indimenticabile «I commissario Pepe» (1969), un giallo delicato e originale che ha per protagonista ancora Tognazzi nei panni di un commissario poco incline alla violenza, negli anni del «poliziottesco» al sapore di piombo. Altro capitolo della sua poetcia «Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca» (1970), nel quale sposa la moda dei titoli lunghi e giornalistici.Si avvicina il momento della massima ispirazione. Nel 1974 ecco «C'eravamo tanto amati», per alcuni critici il suo film migliore. È il primo di una serie di film corali e ambiziosi: tre amici Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, sono raccontati nei loro pochi splendori e nelle loro tante miserie attraverso il filo conduttore della lotta politica e del comune amore per Luciana (Stefania Sandrelli). Segue un'altra pietra miliare: «Brutti, sporchi e cattivi», dove un gigantesco Manfredi racconta una Roma tribale e iperrealistica (1976). Ecco «Una giornata particolare» (1977), prova di attore per Mastroianni e Sophia Loren e Marcello Mastroianni alle prese con un amore impossibile nel giorno della visita di Hitler a Roma. Ultima perla del suo periodo migliore «La terrazza» del 1980, fluviale e spietata fotografia di una certa sinistra radical chic (ancora non si diceva così) maglistralmente interpretata da Mastroianni, Tognazzi, Gassman, Jean-Luc Trintignant. Seguono «Passione d'amore» (1981), «Il mondo nuovo» (1982), «Ballando ballando» (1983), «Maccheroni» (1985), ma l'ispirazione torna solo con «La famiglia» (1987), che racconta la storia picciolo borghese di una famiglia romana, con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant. Ultimo suo film nel 2013 il documentario dedicato a Fellini «Che strano chiamarsi Federico». Impegnato politicamente a sinistra, Scola ha, tra l'altro, fatto parte del governo ombra del Pci nel 1989 con delega ai Beni Culturali. Lascia la moglie Gigliola e le figlie Paola e Silvia, che gli sono state vicino fino all'ultimo giorno.

Quello in cui la stanchezza ha vinto sull'entusiasmo.

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