Cultura e Spettacoli

Il Maestro Muti: adesso preferisco non avere incarichi in Italia

Il Maestro Muti: adesso preferisco non avere incarichi in Italia

«Destinazione Italia». È il logo coniato dal Governo per attrarre investimenti esteri. Ma operare sul nostro territorio è così sfiancante che i primi a mollare la presa siamo proprio noi, a prescindere dai settori: non esclusi quelli per cui siamo noti all'estero. Si parte dalla musica. I grandi artisti sono ancorati anzitutto all'estero, e attivi in Italia solo in seconda battuta. Riccardo Chailly, Daniele Gatti e Riccardo Muti hanno importanti incarichi oltralpe, rispettivamente a Lipsia, Amsterdam, Chicago.

Un mese fa, Riccardo Muti se ne è andato dall'Opera di Roma spiegando quanto fosse impossibile operare in certe condizioni. In questi giorni, è in tournée con la Chicago Symphony Orchestra e in un'intervista alla radio austriaca gli è stato chiesto se mai più tornerà in Italia. Risposta: dopo 12 anni al Maggio di Firenze e 19 alla Scala di Milano, non intende assumere impegni fissi, «il mio impegno è ora con la Chicago, e naturalmente con la Cherubini e i giovani che hanno bisogno di sostegno». Muti non tronca dunque i rapporti con l'Italia, però li coltiva in proprio concentrandosi sui giovani. A tal proposito, una notizia: a Ravenna sta avviando un'accademia dell'opera italiana per formare le nuove leve, a luglio partirà il primo corso per direttori d'orchestra e maestri collaboratori. Per il decimo compleanno dell'Orchestra Cherubini, da lui fondata e cresciuta, dal 1° dicembre porterà il complesso in giro per l'Italia, debutto a Firenze, tappe nell'Italia del Sud, quindi chiusura il 16 a Pesaro. Il direttore glissa sulla questione romana, mentre alla domanda se tornerà a dirigere all'Opera di Vienna, ha risposto: «Forse sì. Vienna e Salisburgo, dove vengo da 44 anni sono la mia seconda casa musicale». All'indomani dello strappo con Roma, il sovrintendente dell'Opera viennese Dominique Meyer è stato uno dei primi ad aprire le braccia a Muti.

In Italia i percorsi non sono propriamente lineari. Ricordiamo il recente «caso-Scala», che ha rischiato di far saltare il nuovo sovrintendente (Alexander Pereira) e di conseguenza il direttore musicale (Riccardo Chailly), e ciò a un soffio da Expo 2015. Dopo le dimissioni di Muti, hanno fatto le valigie altri direttori, Nicola Luisotti ha lasciato il San Carlo di Napoli e Daniele Rustioni il Petruzzelli di Bari. Apriamo il capitolo cantanti? Chiamati all'ultimo, pagati in ritardo. E pure messi in fuga da loggioni che buano e fischiano come se fossero i depositari di somma sapienza musicale. «Destinazione Italia»? «No.

Grazie».

Commenti