Cultura e Spettacoli

Il maestro Von Trier piace solo agli snob

Che tedio il grottesco «Nymphomaniac» e il Festival di Roma premiò l'assurdo «TIR»

Una scena di Nymphomaniac, di Lars von Trier
Una scena di Nymphomaniac, di Lars von Trier

Che fatica scegliere i dieci peggiori film del 2014. Ce ne sono troppi. Quindi tante scuse agli autori tagliati. Nella speranza di vederli l'anno prossimo nella lista nera.

10) Colpa delle stelle. Caramelloso melò strappalacrime con targa Usa e doppia malattia terminale. Lei, 17 anni, ha un tumore ai polmoni; lui, 18, ha una protesi alla gamba. La comicità non voluta tocca punte sublimi dopo la prima prova d'amore, quando dalle lenzuola spuntano tre gambe e mezzo.

9) Solo gli amanti sopravvivono. Bislacca commedia romanticamente horror dell'americano Jim Jarmush. Un musicista vampiro è cotto da qualche secolo di una collega. Ma a scombussolare i reciproci morsi irrompe Mia Wasikowska, sorella minore della draculessa. Una sola scena davvero agghiacciante: la stagionata Tilda Swinton nuda.

8) Il regno d'inverno. Ecco l'ultima Palma d'oro di Cannes. Opera del venerabile turco Nuri Bilge Ceylan. Tra le nevi della Cappadocia in un hotel ricavato dalla roccia, chiacchierano a più non posso il ricco albergatore, la giovane moglie e la sorella divorziata. Un film da comitiva. Prima entra uno, quando sviene lo rimpiazza il secondo e così via.

7) Melbourne. A Teheran una giovane coppia ha le valige pronte per Melbourne. Di colpo i due si accorgono che la neonata affidatagli dalla tata del vicino è morta. E ora che si fa? Insopportabile la lentezza, tutta iraniana, incredibile la stupidità dei protagonisti. Saranno felici i titolisti a corto di idee. Basta una zia che progetti un viaggio a Oslo e il titolo è fatto.

6) Ritorno all'Avana. Si ritrovano dopo anni su una terrazza cinque amici sui cinquanta. Brindisi, ripicche e rimpianti. Il trombone francese Laurent Cantet con tutte quelle chiacchiere farebbe venire il mal di testa a Fidel Castro.

5) Resta anche domani . Micidiale melò in bilico tra cimitero e ospedale. In Oregon la giovanissima Mia perde in un incidente stradale genitori e fratellino. Lei sopravvive, in coma, vegliata da se stessa in versione fantasma. Il pubblico singhiozzante non coglie l'umorismo involontario: «Sei tu la mia casa, Mia».

4) TIR. Temeraria docufiction italiana, incredibile (?) vincitrice del Festival di Roma. Il camionista Branko va su e giù per l'Europa con il suo Tir. Dorme poco, mangia male, si lava quando può. I turni al volante sono massacranti. Mai quanto la sofferenza in platea.

3) Addio al linguaggio. Con il lago di Ginevra in bella vista una giovane donna e un uomo maturo parlano fitto. Ogni tanto appare un cane, si cita Solgenitsin e viene evocata Mary Shelley. A suon di metafore il glorioso Jean-Luc Godard arraffa il Gran premio della Giuria a Cannes. Scena clou nel bagno: lui seduto sul water, davanti a lei nuda, intona una sonata . Non proprio al chiar di luna. Sinfonia di un genio.

2) Le meraviglie . Otto personaggi allo sbaraglio in un casale umbro, diretti dalla sorella d'arte Alice Rohrwacher. Papà apicoltore, mamma, quattro figlie e due ospiti blaterano senza tregua. La sensazionale noia risparmia solo un cammello (!), che non batte ciglio alla comparsata di Monica Bellucci. Più bella, ma meno espressiva di lui.

1) Nymphomaniac . Dici von Trier e la critica snob va in estasi. Stavolta il guru danese si cimenta in una porcellonata, di indescrivibile tedio, attorno alle perversioni di una precoce ninfomane. L'immangiabile zuppa è stata servita nelle sale in due interminabili atti.

Perfetti per raddoppiare incassi e sbadigli.

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