Cultura e Spettacoli

Mahler, la storia di un grande riformatore

«Io sto qui a sgobbare in questo buco insopportabile privo d'aria fresca, e dove non entra mai il sole». Il «buco» è il Teatro imperiale dell'Opera di Vienna e colui che sgobba è il suo direttore artistico e musicale, fresco di nomina, Gustav Mahler. Il Decennio a Vienna (1897- 1907) è considerato ancora oggi un'epoca d'oro per il teatro viennese. Nelle 237 lettere a compositori, direttori d'orchestra e intendenti teatrali, raccolte e annotate da Franz Willnauer (Caro collega, Il Saggiatore, pp. 436), si può comprendere la straordinaria opera di riforma attuata dal grande direttore boemo. Mahler parte subito all'attacco lottando contro la claque organizzata, pretendendo dai cantanti la parola d'onore di non ricorrere a questo triste espediente. Impose l'oscuramento delle luci nella buca, la chiusura delle porte ai ritardatari, il divieto di assistere alle prove generali a chi non avesse titolo artistico, e rigide regole per i permessi di assenza ai membri della troupe stabile. Inoltre impose (per Mozart e Wagner) uno scenografo geniale, Alfred Roller, e l'allievo Bruno Walter come assistente. In prima persona o tramite i suoi «sostituti» a Vienna ascoltò grandi autori contemporanei come Cjaikovskij, Zemlinsky, Richard Strauss o della Giovane Scuola Italiana (Giordano, Leoncavallo, Mascagni, Puccini). È incredibile l'energia e la qualità della sua scrittura, anche se qualche volta, come con il collega Felix von Weingartner, chiede scusa: «per la pessima grafia.

Le scrivo dall'ufficio, mentre detto lettere, faccio conti, lusingo gente e sa Dio cos'altro.»

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