Sanremo 2015

Pintus: "Non imito, racconto. E con la politica c'è poco da ridere"

Teatro, festival di Sanremo, televisione. Il triestino è il comico del momento. "Adoravo Corrado, Vianello e Sabani. Al cinema per ora non mi sono piaciuto"

Pintus: "Non imito, racconto. E con la politica c'è poco da ridere"

È il comico del momento, ma la cosa non sembra turbarlo più di tanto. Per spettinare l'animo (e la testa, come si nota dal taglio tattico) di Angelo Pintus ci vuole altro. Il 2014 è finito alla grande per il cabarettista triestino, con lo show sold out al Forum di Assago la sera del 20 dicembre, e il 2015 promette altrettanto bene: prima la messa in onda, il 14 gennaio in prima serata su Italia 1, proprio del trionfo al Forum, poi la notizia dell'ospitata all'imminente Festival di Sanremo, infine il ritorno in tv, fra i cactus del cabaret-show Colorado , sempre su Italia 1, dal 20 febbraio.

Pintus, la ragione del suo annus mirabilis sta nella tanta gavetta che ha fatto o nel suo omonimo Angelo, quello che di cognome fa Custode?

«Non saprei. La cosa curiosa è questa: già dalla fine del 2013 giravo in tour con il mio spettacolo 50 sfumature di Pintus e i teatri si riempivano. In un anno 150 repliche con 200mila spettatori. Però nessuno ne parlava, in tv e sui giornali. Poi è venuto il Forum, un'esperienza che non riesco nemmeno a raccontare, di fronte a più di 8000 persone, ed è scoppiato il “caso Pintus”. Anche gli addetti ai lavori hanno capito che stava succedendo qualcosa. La gente, col passaparola aveva già detto tutto».

Appunto, la gente: qualcuno la considera un comico nazional-popolare, i bambini impazziscono per lei, ma in platea ad applaudirla ci sono spettatori di tutte le età. Ha un segreto?

«La mia comicità parla di tutti e va incontro a tutti: diciamo che è l'abc per far ridere. Ed è anche il motivo per cui non amo la satira politica».

Quella dei comici che piacciono alla critica?

«No so se sia così, in ogni caso la storia politica non mi fa ridere, e se non rido io non riuscirei a far ridere il pubblico».

Infatti nella sua celebre galleria di imitazioni i politici scarseggiano...

«Praticamente non ci sono: ho imitato solo Giulio Tremonti e... beh, Silvio. Ma lui è atipico, non è solo confinato nella politica. Lui è tv, è sport, è il mio Milan. Gli altri politici? Son così tristi che non meritano di essere imitati. E poi, diciamolo, io non sono un bravo imitatore».

Prego?

«Ma sì, a parte Bruno Pizzul, che effettivamente faccio bene, gli altri personaggi li racconto, cerco il loro tratto comico. Sono affezionato a Ibrahimovic, perché la sua arroganza è così esagerata che fa ridere, e al mio ultimo soggetto, Antonio Banderas. Guardo i suoi spot in tv e mi dico: non c'è nulla da cambiare, è già tutto lì».

Quando ha capito che avrebbe potuto vivere di risate?

«Purtroppo per i miei genitori, abbastanza presto. Mia madre mi ha sempre voluto artista, mio padre invece no, lui è un sardo quadrato, sognava per me un lavoro normale. Comunque, a 14 anni a scuola già imitavo con successo la mia prof di inglese. A 19 anni ero animatore nei villaggi Valtur e, dato che ero popolare, ho cominciato a sperarci sul serio. Ora, non saprei proprio fare altro».

Teatro, tv, l'anno scorso perfino cinema con due film: Tutto molto bello di Paolo Ruffini e Ma tu di che segno 6 ? di Neri Parenti: dove batte il cuore di Pintus?

«Teatro, tutta la vita. Anche se devo molto alla tv, un medium che ho sempre amato: da piccolo guardavo Corrado, Vianello e Gigi Sabani, i miei idoli. Quanto al cinema, francamente non mi sono piaciuto. Magari migliorerò col tempo, ma avere il pubblico davanti a te è un'altra cosa».

A Colorado porterà personaggi nuovi?

«Sono in tournée e non ho molto tempo di... studiare. Sono comunque contento di rivedere quel mio amico coraggiosissimo che è Paolo Ruffini... (il riferimento è allo scherzo giocato a danno del conduttore nell'ultima puntata di Le Iene presentano Scherzi a parte , ndr )».

Il suo motto nel profilo Whatsapp è «bello e bravo»: lei, come si nota dal look, si piace parecchio?

«Forse non sono il più bravo comico d'Italia, ma certo sono il più bello... Scherzo, ovviamente. Il look c'è ma non è studiato, è il mio, anche se ammetto che grazie a quello i giovani mi identificano subito. Sono sempre in maniche corte e gilet, forse questo a loro dà l'idea di un cambio generazionale».

Sarà fra gli ospiti comici al Festival insieme a Luca & Paolo e ad Alessandro Siani. Resterà in maniche corte anche a Sanremo? In quale serata apparirà?

«Beh, Sanremo è Sanremo, un altro tipo di pubblico. E a casa mi hanno insegnato che devi rispettare il luogo che ti ospita. Mia mamma da giorni mi implora di mettere la giacca! Sanremo segue una religione diversa, tutta sua. Sarò all'Ariston la seconda serata, l'11 febbraio».

Sa già che cosa dire e fare?

«Assolutamente no».

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