Cultura e Spettacoli

Il materialismo blasfemo dei tre Max è un mistero da veri credenti

Il protagonista di un romanzo di Parente «prende vita». Esporrà a Roma

Il materialismo blasfemo dei tre Max è un mistero da veri credenti

È il mistero di cui tutti parlano. Il protagonista di un romanzo, l'artista Max Fontana, sembra aver preso vita. Le sue opere, di cui racconta Massimiliano Parente nel suo romanzo-provocazione-capolavoro Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler (appena ristampato da Giunti), sono pronte per essere esposte a Palazzo Cavallerini Lazzaroni a Roma. Abbondano le svastiche e i ritratti di Adolf Hitler in chiave pop. Abbondano anche immagini che qualcuno potrebbe scambiare per blasfeme. Ma aspettate a scandalizzarvi, perché Massimiliano Parente (o Max Fontana?) le ha create per dirci che l'intero universo è una macchina per uccidere, folle come i lager nazisti. Nessun autore blasfemo è più «credente» di Massimiliano Parente (o di Max Fontana) perché la sua è la protesta di chi guarda il mondo e non trova risposte. Dio, se esiste, tace. Il materialismo è senza via di uscita. Quanto dolore può provocare una simile visione del mondo? Tantissimo, ed è compito dell'artista (Massimiliano Parente o Max Fontana) farsene carico. Un grande sacrificio. Molto cristiano, anche se le icone del cristianesimo sono qui contestate. Probabile che queste parole siano sgradite a Massimiliano Parente (e a Max Fontana). Ma una provocazione è riuscita se suscita una reazione. E la visione delle ciniche opere di Max Fontana (o di Massimiliano Parente?) suscita senz'altro una forte reazione. Ci si chiede: come è possibile che l'estetica nazista sia diventata un fenomeno pop? Come è possibile che la natura, terribile ma bella, sia indifferente alla nostra sorte? Cosa ci distingue dalle scimmie se l'anima non esiste? In che modo è possibile uscire da questa terribile condizione? Sono le domande che ogni grande libro (di Massimiliano Parente) e ogni grande opera d'arte (di Max Parente o di Max Fontana?) ci pone senza alcun riguardo, giustamente, per la nostra sensibilità. Il mistero è comunque ancora più complesso. Avevamo Max Parente, autore di un libro su Max Fontana. Ma ora, a sorpresa, abbiamo anche Max Fontana. Non è tutto, infatti c'è un terzo Max che di cognome fa Papeschi. È noto per le sue opere che trasformano icone pop (Topolino e i Muppet Show, ad esempio) in opere disturbanti. Spesso l'oggetto della riflessione di Papeschi è la dittatura, specie quella della Corea del Nord. La sintonia con Max Fontana (o Massimiliano Parente) è molto forte. Naturale dunque che la mostra romana accolga anche le creazioni di Papeschi.

Il mistero è intricato. Per conoscerne la soluzione è necessario attendere l'inaugurazione del 6 dicembre. Nel frattempo, il catalogo, edito da Giunti, è già disponibile.

E aiuta a risolvere il caso dei tre Max.

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