Cultura e Spettacoli

"Per me ha ragione Warhol: il popolare funziona"

L'attore, lanciato dal «Grande Fratello», non crede a tutte le preoccupazioni dello scrittore

"Per me ha ragione Warhol: il popolare funziona"

da Gaeta

«Mi sta bene la cofana?», chiede Luca Argentero, impeccabile nel completo marrone principe di Galles. Sulla sua folta chioma sale e pepe la truccatrice sistema un paio di beccucci, poi passa ai baffoni neri: vanno incollati e pettinati per bene. Sul set di Brave ragazze, action movie di Micaela Andreozzi, prodotta da Paco e distribuito da Vision a marzo 2019, l'attore diventa il commissario Giovanni Morandi. Dentro a una storia anni Ottanta, ispirata alla vera vicenda di quattro rapinatrici francesi, che per mettere a segno i loro colpi in banca si travestivano da uomini, Luca non fa il classico poliziotto. Né duro, né macho, egli appare calmo mentre interroga, all'interno dell'oratorio don Bosco riattato a commissariato di provincia, un direttore di banca, vessato dalle continue rapine alla sua filiale. In questa storia al femminile nel cast, Ilenia Pastorelli, Ambra Angiolini, Serena Rossi e Silvia D'Amico Argentero è a suo agio. Beato tra le donne. Anche se marcato a uomo dalla sua fidanzata, la blogger e attrice Cristina Marino, molto carina sotto a un berretto nero da monella. Tra l'altro, presto vedremo Luca Argentero impersonare Leonardo Da Vinci in una serie Sky, che prima di approdare in tv avrà un passaggio in sala e un seduttore impenitente in Che fai a Capodanno? di Filippo Bologna, in uscita a novembre.

Come ha lavorato al suo personaggio?

«La regista in un primo momento mi ha inviato una serie di foto di Tom Selleck e di William Hurt. Ma poi, ho deciso di ispirarmi alle foto di mio padre. Il quale ha portato i baffoni fino agli anni Novanta. Mi sono ritrovato nella sua virilità intensa, da uomo serio. E il mio commissario ha intensità e potenza».

Quale tipo d'interazione ha con le donne del film?

«Il mio Gianni Morandi non perde il suo carisma e si comporta bene con le donne. E' duttile e comprensivo: mi pare un bel messaggio da dare, nell'era del #MeToo. Morandi cita Maigret, legge Simenon e colleziona pipe. Ama i dettagli, studiando i quali risolve casi spinosi».

La sua carriera ha inizio con il Grande Fratello. Cosa pensa di quanto scriveva Umberto Eco, a proposito delle carriere lanciate dai reality, che alla fine livellano i talenti?

«Penso che Eco sia superato. È vecchio: prima di lui, George Orwell aveva intuito dove la nostra società sarebbe andata a parare. E, nei Settanta, Andy Warhol è molto più drastico e diretto: ciò che è popolare, se causato da valori specifici, funziona. Penso alla pubblicità dei Sessanta, a X Factor oggi. Con Gieffe ho avuto una vetrina: se hai qualcosa da esporre, vai avanti e convinci. A prescindere da eventuali livellamenti».

Le piace essere diretto da una donna?

«Molto. D'altronde, proprio io ho fatto esordire la Andreozzi, recitando nel suo primo corto Dietro un grande uomo. Purtroppo, a volte le donne di talento devono nascondersi dietro a una figura maschile».

Nel film fa coppia con Ambra Angiolini: c'è una scena, con lei, che le sta particolarmente a cuore?

«Quella del ristorante, dove ci caliamo l'uno nei panni dell'altra, in un gioco di specchi spiritoso. E poi la scena della seduzione: qui Ambra è la mia ragazza e mi aiuta a sistemarmi a Gaeta, io che vengo dal Nord. Anche se siamo vestitissimi, nella scena del nostro primo incontro ravvicinato, circola molto erotismo.

Avrete una sorpresa».

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