Cultura e Spettacoli

"Con me al sabato sera si visita la Cappella Sistina"

La sfida culturale di Alberto Angela, che riparte (su Raiuno) con Ulisse: "Ci tufferemo nella storia"

"Con me al sabato sera si visita la Cappella Sistina"

Lo sapevate che forse Cleopatra era bionda? E che il dito di Adamo, nell'affresco di Michelangelo, non è di Michelangelo? E che il cagnolino del Pinturicchio è ritratto nella Cappella Sistina? Domande da cui non dipenderà forse - il futuro della storia dell'arte. Ma la sua divulgazione sì. «Sono le domande che danno un volto umano alla cultura. E aiutano a renderla accessibile». È anche grazie a domande come queste che nello scorso weekend Alberto Angela ha trionfato nella rivoluzionaria sfida di portare la grande cultura in prima serata, sul sabato di Raiuno, col suo splendido Stanotte a Pompei (25 per cento di share, e il 25 per cento di ragazzi fra i 14 e i 25 anni nel pubblico) e con le quali il degno erede di papà Piero spera di fare il bis, per altri quattro sabati a partire da stasera, nella nuova serie di Ulisse Il piacere della scoperta.

Dica la verità, Angela: come ha reagito alla proposta di prendere il posto di soubrette e cantanti?

«Anch'io da ragazzino, al sabato sera in tv, vedevo Canzonissima con Walter Chiari e Mina. E quando m'hanno detto: Stavolta al sabato sera ci vai tu ho ribattuto: Ma no. Vi state sbagliando!. Di certo ho sentito enormi la pressione, la responsabilità. Ora trovo questi risultati un bellissimo segnale. Non per me, ma per la tv. Vuol dire che il grande pubblico ha voglia di cose belle, importanti. E di capirle, di conoscerle».

Alla domenica mattina i suoi colleghi dei varietà del sabato aspettano i risultati degli ascolti con la stessa serenità con cui si attende un plotone d'esecuzione. E lei?

«Io li ho aspettati dormendo. Perché rispetto ai colleghi io ho un vantaggio. Non sono un conduttore. Sono un ricercatore: per dieci anni ho fatto il paleontologo, scavavo reperti. Non vivo la spasmodica frenesia dei numeri, non mi faccio trascinare dal gorgo delle aspettative. Punto tutto sulla qualità del prodotto. Poi, certo, c'è la seccatura degli share. Ma la vivo serenamente. E con la coscienza di aver dato il massimo».

E il passaggio da Raitre pubblico di nicchia e minori obblighi pubblicitari - alla generalista Raiuno?

«È come per un calciatore che cambia maglia, ma gioca nello stesso campionato. Lo stile rimane quello, ma con nuove tecnologie - il formato 4K - e contributi prestigiosi: ogni serata avremo ospite Gigi Proietti».

Stasera lei aprirà per i telespettatori il fantasmagorico scrigno della Cappella Sistina.

«Fantasmagorico: ha detto bene. Perché la Sistina non è solo Michelangelo, ma anche Botticelli, Ghirlandaio, Pinturicchio: davanti ai quali altrove ci sarebbe la fila, mentre qui nessuno li degna di un'occhiata, perché tutti attratti dal Giudizio universale e dalla volta michelangiolesca. Noi vedremo tutto come nessuno l'ha visto mai, tranne i pittori che lo crearono: a distanza ravvicinata, su impalcature virtuali, scoprendo il cagnolino del Ghirlandaio effigiato in un affresco, o la falange del dito di Adamo nel celebre tocco col dito di Dio, che non è di Michelangelo, o l'occhio di Adamo, che non è mai stato dipinto».

Una puntata sarà dedicata alla misteriosa e leggendaria Cleopatra.

«Di cui tutti parlano ma nessuno sa che faccia avesse. Ebbene: grazie a testimonianze scritte, statue e monete, abbiamo provato a ricostruirla noi. Scoprendo che, dato che era macedone e non egizia, forse era bionda invece che bruna. E il suo naso non poi così grosso. Rivedremo la nave dalle vele intrise di profumi orientali con cui, mezza nuda, giunse a Roma. Per rievocare Marco Antonio, invece, Gigi Proietti reciterà il celebre elogio funebre per Giulio Cesare, che Shakespeare scrisse nell'omonima tragedia, nel luogo dove esso fu realmente pronunciato. Lo confesso: le riprese mi hanno emozionato. Mi sentivo dentro la storia».

Prima di chiudere con una puntata dedicata alla principessa Sissi, avremo una serata, prossima alla ricorrenza del rastrellamento del ghetto di Roma nel 1943, che rievocherà quella tragedia.

«Anche qui andando nei luoghi reali, sentendo i testimoni autentici, come la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ai lager: tuffandoci, cioè, ancora dentro la storia. Solo che questo non sarà solo un viaggio negli avvenimenti; ma fin dentro il buio del cuore umano. Davanti alle montagne di scarpine da bimbo di Birkenau - 43.000: abbiamo calcolato che appartennero ai bambini uccisi in solo due giorni di attività del campo - ho provato l'altra grande, stavolta straziante, emozione di questo nuovo lavoro».

Quale insegnamento trae da tutta la sua avventura?

«Molto più modestamente, lo stesso che rincuorava John F. Kennedy. Non lo facciamo perché è facile.

Ma perché è difficile».

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