Cultura e Spettacoli

«La mia poliziotta? Donna di ferro, ma così fragile»

Un killer seriale terrorizza Roma e gli unici in grado di acciuffarlo sono un criminologo rinchiuso in carcere per omicidio e un commissario di polizia che non ha nessuna intenzione di fidarsi di lui. È la trama di Negli occhi dell’assassino, il film per la tv che va in onda questa sera (alle 21 su Canale 5), un thriller in cui suspense e analisi psicologica si fondono.
La protagonista femminile, nei panni del commissario di polizia Andrea Baldini, è Antonella Troise (Casomai di Alessandro D’Alatri, fiction come Capri e L’isola dei segreti - Korè). «La Baldini è una donna tenace, forte e con un grande senso della giustizia - racconta l’attrice napoletana -, che crede nel suo lavoro tanto da essere disposta a mettere a repentaglio la propria vita».
Un donna di ferro.
«Sì, ma che si rivela fragile nella sua parte più femminile. Perché al di là delle indagini e del lavoro in polizia, nella sua vita sta affrontando la separazione dal marito».
Il commissario le somiglia?
«Nella forza interiore, molto. Non mi somiglia nell’amore. Lei è determinata, orgogliosa, estremamente decisa. Io sono più tenera, sognatrice e romantica. Ma è comunque molto umana, perché quando ha a che fare con le vittime si lascia coinvolgere».
Andrea Baldini è bruna e piuttosto «in carne».
«Infatti per prepararmi alla parte ho lavorato molto anche fisicamente. Ho accorciato e scurito i miei capelli biondi e ho preso 5 chili, per sembrare di più una donna “normale”. Il volto, però, con il regista Edoardo Margheriti abbiamo voluto che fosse scavato, duro. Perché riflettesse il suo modo di essere».
Altro che ha dovuto cambiare di sé?
«Ho dovuto imparare a cavarmela con le armi. Nel passato avevo finto di saperle usare, questa volta invece ho imparato davvero».
Cioè si è infilata le cuffie protettive e si è allenata al Poligono?
«Esatto. Con il regista abbiamo pensato che il mio personaggio non potesse essere insicuro con un’arma in mano. Così ho preso un maestro e ho fatto un corso intensivo. E i risultati nel film si vedono, ero preparatissima».
Com’è andata con Antonio Cupo (Alessandro Visconti nel film, il sostituto procuratore) e Luca Word (Giona De Falco nel film, il criminologo)?
«C’è stato subito feeling. Un po’ diverso se parliamo dei loro personaggi: il commissario che interpreto, sapendo che deve collaborare con il criminologo che è in attesa di giudizio per l’omicidio della moglie, non riesce proprio a fidarsi. Poi, però, le cose cambiano».
Il film è un giallo molto centrato sugli aspetti psicologici.
«Questa è la sua forza. Mescolare l’azione e i risvolti psicologici dei personaggi rende il film interessante. Ciascuno dei due ingredienti, da solo, è povero».
Il titolo è la chiave del giallo?
«Del killer seriale ricorrono, nelle immagini, gli occhi. Uno sguardo inquietante. È come se vi si vedessero gli omicidi».
Ha già visto il film?
«Non ancora per intero, ma quel che ho visto mi è piaciuto molto. La fotografia è bellissima, la colonna sonora anche, la storia appassiona. Pensi che, come mi è già successo in passato, nel ruolo sono così diversa che ho stentato a riconoscermi. Poi sa una cosa?».
Dica.
«Sono emozionatissima. Come una bambina.

Stasera guarderò il film da sola, concentrata, senza nessuno che mi possa distrarre».

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