Cultura e Spettacoli

Miniature, quadri, sculture, la "Divina Commedia" dell'arte

Nel saggio, con molte immagini, di Lucia Battaglia Ricci un censimento di tutti gli artisti ispirati dalle cantiche

Miniature, quadri, sculture, la "Divina Commedia" dell'arte

Poche opere, e soprattutto opere in versi, hanno la potenza visiva della Commedia di Dante. Nella catabasi dantesca si ha spesso l'impressione di averli davanti agli occhi luoghi e personaggi: «la selva oscura», «Caron dimonio, con gli occhi di bragia», «Cleopatràs lussurïosa». E persino nell'impalpabile paradiso, che viene incontro a Dante cielo per cielo, la parola suggerisce sempre alla fantasia la eco di un'immagine: «Quale allodetta che 'n aere si spazia / prima cantando, e poi tace contenta / de l'ultima dolcezza che la sazia, / tal mi sembiò l'imago de la 'mprenta / de l'etterno piacere, al cui disio / ciascuna cosa qual ell' è diventa».

Proprio per questo, per secoli, sul testo dell'Alighieri gli artisti si sono cimentati con la china e col colore, con il bulino e con lo scalpello. Ovviamente portare a termine un censimento delle opere d'arte che hanno «tradotto» e geminato la fantasia dell'Alighieri è quasi impossibile. Però Lucia Battaglia Ricci, grande esperta di letteratura medievale, ha messo a catalogo i «pezzi» più importanti. Il risultato di questo lavoro certosino si intitola: Dante per immagini. Dalle miniature trecentesche ai giorni nostri (Einaudi, pagg. 302, euro 60). Il volume, ça va sans dire con un ricchissimo apparato iconografico, parte dalle origini, dai primissimi manoscritti istoriati che ci hanno trasmesso le tre cantiche.

I capolettera illustrati di questi manoscritti, come il Trivulziano 1080 o il 3285 della Palatina di Parma, nel modo in cui scelgono di rappresentare gli eventi narrati da Dante sono di per se stessi una scelta interpretativa del senso del testo. E una spia, di fulgida e cromatica bellezza, del dibattito nato subito dopo la morte di Dante. Per noi moderni la Commedia è un oggetto sedimentato, non dirompente. Era invece, come spiega la Battaglia Ricci, di molto meno facile lettura per i contemporanei.

A livello «pop» si dibatteva sul fatto se la si dovesse considerare un vero viaggio o un'opera di fantasia. A livelli meno popolari poneva problemi di dottrina, non tutti consideravano ortodosse le tesi di Dante, e problemi interpretativi per i molti livelli di lettura a cui il testo si prestava. Gli artisti che lavorarono a questi primi manoscritti, come Pacino di Bonaguida o il Maestro del Biadaiolo, nelle loro illustrazioni sposano, a riguardo, le tesi dei committenti del lavoro. Ad esempio i bellissimi disegni del 3285 della Palatina tendono a rendere il senso morale di tutta l'opera e lo sposano in pieno. Fanno pensare ad una committenza ecclesiastica dottrinalmente vicina alle idee di Dante.

Nel Quattrocento il dibattito si era placato e l'attenzione dei miniaturisti si sposta molto più sul Dante narrante. Dante è ormai considerato un padre della letteratura ed eccolo spuntare allo scrittoio, come nei testi miniati da Bartolomeo di Fruosino. Ma non solo disegni a corredo del testo, anche quadri, affreschi e sculture (si arriva sino al contemporaneo di Mimmo Paladino passando per Doré e il surrealismo di Dalí).

Nel tempo Dante ha ispirato anche gli artisti che nel suo «repertorio» hanno pescato. E queste scelte ci danno l'idea del fatto che ogni epoca ha amato un Dante diverso. Per i romantici ad esempio Dante è stato soprattutto la straziante vicenda del Conte Ugolino e di Paolo e Francesca. Basta una breve carrellata nelle opere di Johann Heinrich Füssli (1741-1825) per vedere come il tema della disperazione del nobile pisano sia stato influente. I quadri a tema Paolo e Francesca semplicemente non si contano, da Ingres (1780-1867) a Anselm Feuerbach (1829-1880). Nel Novecento invece ad aver avuto maggiore influenza è stato il surrealismo in nuce di Dante, il suo realismo visionario.

Nel volume la Battaglia Ricci vi farà fare una cavalcata lunghissima da cui risulterà chiara la potenza creativa dantesca che, dal profondo dell'inferno sino alle vette del paradiso, ha toccato tantissimi altri grandi, da Michelangelo a Rodin. Per ognuno di loro Dante ha rappresentato sempre qualcosa di nuovo.

E passando per la loro fantasia ogni volta la Commedia è rinata.

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