Cultura e Spettacoli

In mostra il lato infinito dei Pink Floyd

Pubblico sempre in coda a Londra per il «viaggio» nella storia della band

Luca Beatrice

da Londra

Non c'è stagione in cui il Victoria & Albert Museum non dedichi una mostra alla musica e allo straordinario impatto che ha avuto, a partire dagli anni '60, sulla cultura a 360 gradi. Impianto scenografico costosissimo che attrae un impressionante numero di visitatori.

Dopo il «monumento» a David Bowie, la riflessione sui Beatles del White Album, è ora il turno dei Pink Floyd, una delle band più trasversali e influenti nella storia del pop-rock. Oltre ad aver rivoluzionato il concetto di psichedelia, trasportandola dalle spiagge californiane alla fredda Londra, pur non puntando sul carisma del front-man ma presentandosi come un ensemble compatto quasi invisibile dietro gli effetti speciali, soprattutto dopo la sparizione di Syd Barrett, i Pink Floyd sono stati capaci di incidere album come pietre miliari, vere e proprie operazioni concettuali da The Dark Side of The Moon a The Wall, da Ummagumma ad Animals - costruiti sapientemente guardando al cinema come alla letteratura, al teatro e al musical. Operazioni molto ambiziose, eppure arrivate fino al grande pubblico per milioni di dischi venduti.

Their Mortal Remains (aperta fino al 1 ottobre) non è solo una mostra di memorabilia o reperti, ma la ricostruzione fedele e puntuale di un contesto culturale di suoni sempre innovativi. La visito il giorno dopo l'attentato del London Bridge (appena due giorni prima era uscito il nuovo album solista di Roger Waters, Is This The Life We Really Want?, una domanda niente affatto banale visti i tempi). E le sale del V&A si presentano come al solito stipate di gente, persino a fatica ci si può soffermare sui singoli oggetti, richiamo non solo per nostalgici rocchettari che quell'epoca l'hanno vissuta, ma anche per i più giovani attratti dalla leggenda di un gruppo che continua a suonare con la stessa intensità dei tempi di Wish You Were Here.

C'è chi dice, e forse non ha torto, che il rock oggi sia morto, o quanto meno un fenomeno per adulti; sarebbe dunque più facile analizzare un mondo cristallizzato, affrontando il tema con l'atteggiamento degli storici. Forse. Ma certo non è un caso che a «quella» musica corrisponda uno straordinario periodo di tutte le arti che a parlarne oggi c'è da sentire i brividi.

Accompagnati dalle cuffie, isolati pur sgomitando nella folla, la musica ci guida album dopo album in una storia che coincide con la nostra: utopie, speranze, disillusioni.

Commenti