Cultura e Spettacoli

Dal napoletano al romano fino all'inglese Quei film italiani che parlano un'altra lingua

"Il cratere", "Le visite" e "L'equilibrio" sono in dialetto campano, "Suburra" è in "borgataro" mentre Virzì ha girato nella madrelingua di Mirren e Rampling

Dal napoletano al romano fino all'inglese Quei film italiani che parlano un'altra lingua

da Venezia

La lingua più parlata nei film italiani di Venezia 74? Il napoletano. Sì c'è scritto proprio così sul programma ufficiale del festival, «versione originale napoletano; sottotitoli italiano». E' il caso di film come Il cratere, importante esordio nel lungometraggio di Silvia Lui e Luca Bellino presentato ieri nella sezione autonoma della Settimana della critica insieme al corto Le visite di Elio De Pace sempre in napoletano. E non poteva certo essere altrimenti visto che si tratta di una messa in scena della vita vera di una famiglia di giostrai campani nella quale il padre spera di svoltare grazie alle doti canore della figlia (Sharon Caroccia che nella realtà ha milioni di visualizzazioni su You Tube).

Ma anche spostandosi nell'altra sezione parallela, quella delle Giornate degli autori, ecco che troviamo il nuovo film di uno dei nostri «giovani» autori più maturi, Vincenzo Marra, che in L'equilibrio racconta le vicende di un sacerdote della periferia di Napoli che non può chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie della malavita. Temi che entrano anche nel film in concorso Ammore e malavita che però i registi, i fratelli Manetti, trattano in maniera più scanzonata utilizzando i codici del musical. Anche Gatta Cenerentola dei napoletani Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarneri e Dario Sansone, attraverso l'uso delle canzoni e dell'animazione digitale, mostra i lati più oscuri della città campana divisa tra O Re, ambizioso trafficante di droga, e la matrigna di Cenerentola che sfrutta la sua eredità per fare del porto di Napoli una capitale del riciclaggio. Tra le voci troviamo quella dell'attore napoletano Massimiliano Gallo che quest'anno a Venezia è interprete di altri due film importanti, Veleno di Diego Olivares con Luisa Ranieri presentato nella Settimana degli autori, dove si trova anche il corto in napoletano MalaMènti di Francesco Di Leva, e Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero nella sezione Cinema nel giardino. La lingua napoletana vive pure nel progetto Gomorra VR - We Own the Streets di Enrico Rosati che viene presentato nel nuovo concorso dedicato alle opere di realtà virtuale da vedere con appositi strumenti ottici. Dopo il napoletano è il romanesco a farla da padrone. Ecco Suburra la serie di Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi le cui due prime puntate verranno presentate oggi in pompa magna da Netflix che inaugura in questo modo la prima serie tutta italiana. Tra personaggi come Numero 8, Spadino, Lele e attori come Alessandro Borghi, Claudia Gerini, Francesco Acquaroli, Adamo Dionisi coinvolti nel mondo di mezzo della Capitale dove tra Stato, Chiesa e Famiglia non sembra esserci più niente di sacro (la prima sequenza mostra un sacerdote a un orgia tra droga e champagne), la lingua che fu del Belli è pura filologia. Anche Il contagio di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, con Anna Foglietta e Vincenzo Salemme, tratto dall'omonimo romanzo di Walter Siti, è ambientato nelle periferia di quella che è pur sempre una metropoli e che quindi ospita oltre al romanesco un po' tutti i dialetti d'Italia.

La lista però sembra non finire più perché in concorso i registi Paolo Virzì e Andrea Pallaoro hanno girato The Leisure Seeker e Hannah in inglese con grandi attori come Helen Mirren, Donald Sutherland e Charlotte Rampling. In inglese, e un po' in italiano, anche Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli sulla cantante dei Velvet Underground.

Last but not least, fa capolino pure il dialetto salentino nel film La vita in comune di Edoardo Winspeare. Si può ancora parlare di cinema «italiano»?

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