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Nei ricordi di Von Below tutti i segreti di Hitler

Pubblicate in Francia le memorie dell'ufficiale Svelano un leader nazista diverso dalla vulgata

Nei ricordi di Von Below tutti i segreti di Hitler

Il 16 giugno 1937 il giovane capitano della Luftwaffe Nicolaus von Below venne convocato d'urgenza a Berlino da Hermann Göring nella sua villa a ridosso del ministero dell'Aeronautica. Fu ricevuto in una luminosa stanza con quattro porte-finestre affacciate sulla terrazza e sui giardini. Era l'ufficio del ministro, ingombro di mobili e oggetti una gigantesca scrivania di quercia, ottomane, tappeti, trofei di caccia, foto incorniciate destinati a colpire il visitatore. Al giovane ufficiale, sull'attenti, Göring comunicò che era stato scelto come Luftwaffen-Adjutant, cioè addetto aeronautico, del Führer e aggiunse che, una volta accettato l'incarico, egli avrebbe dovuto prendere ordini soltanto da Hitler. La presentazione ufficiale a Hitler avvenne in tarda mattinata poco prima della colazione cui il giovane ufficiale fu ammesso a partecipare. Gli rimasero impresse alcune osservazioni che il Führer, a tavola, fece sull'Inghilterra nel corso di un monologo, il primo dei tanti cui avrebbe assistito in seguito. Rivolto ai commensali, Hitler parlò degli ultimi avvenimenti spagnoli e sovietici, osservando che l'Inghilterra avrebbe dovuto rendersi conto tanto della minaccia del bolscevismo per l'Europa quanto della brutalità di Stalin. E concluse dicendo che solo la «solidarietà europea» sarebbe stata in grado di allontanare il grande pericolo che veniva dall'est.

Da quel momento il capitano Nicolaus von Below rampollo di una aristocratica famiglia della Pomerania, votato alla carriera militare e innamorato dell'aviazione rimase vicino a Hitler, alle dirette dipendenze, fino agli ultimi giorni del Reich. Fu, infatti, insieme a Martin Bormann e a Joseph Goebbels uno di coloro che, il 29 aprile 1945, nel Bunker della Cancelleria di Berlino sottoscrissero il testamento politico del Führer. Per quanto non fosse stato coinvolto in ruoli operativi godette della stima e dell'apprezzamento di Hitler e non è un caso che, nel 1942, venisse promosso colonnello a soli 35 anni. Abbandonato il Bunker per raggiungere l'ammiraglio Dönitz, fu catturato dagli Alleati e per qualche tempo tenuto prigioniero. Nel dopoguerra lavorò come pilota della Lufthansa.

Il nome di von Below tornò alla ribalta pochi mesi prima della morte avvenuta il 24 luglio 1983. Era scoppiato lo scandalo dei falsi diari di Hitler, che aveva finito per intaccare l'autorevolezza di uno dei maggiori storici inglesi, Hugh Trevor-Roper chiamato dal direttore del Times ad autenticare il materiale, i presunti diari privati del dittatore tedesco appunto, provenienti dal settimanale tedesco Stern. Richiesto, proprio per la sua vicinanza al Führer, di un parere su tutta la vicenda e sul contenuto dei diari, von Below fu categorico: «Spesso cenavamo intorno alle tre o alle quattro del mattino e solo dopo allora Hitler se ne andava a letto. Non aveva tempo per scrivere nulla. Sono tutte menzogne». Erano poche parole, ma definitive, che, al di là delle perizie, davano ragione a quanti, come Lord Alan Bullock, l'autore di Hitler: a Study in Tyranny, avevano sollevato obiezioni sulla possibilità concreta che il dittatore tedesco avesse potuto scrivere migliaia di pagine e, in particolare, avesse potuto parlare di quell'attentato del luglio 1944 che gli aveva procurato ferite al braccio destro.

Alla sua esperienza al fianco di Hitler in una consuetudine quotidiana, von Below dedicò un libro di memorie, scritto sulla base di ricordi, dal momento che il suo diario originale era stato distrutto nel corso delle vicende belliche. Questo volume, la cui edizione tedesca è del 1980, appare ora in una traduzione francese, arricchita da una prefazione di Jean Lopez, con il titolo À la droite d'Hitler. Mémoires 1937-1945 (pagg. 574, euro 25) per i tipi di Perrin. Si tratta di un documento importante e già largamente utilizzato dagli studiosi del nazionalsocialismo ma solo per ricavarne informazioni marginali o circostanze di tipo aneddotico. In realtà le memorie di von Below meritano attenzione sotto diversi profili. In primo luogo esse, al pari per esempio di quelle di Albert von Speer, sono significative per capire la fascinazione che Hitler riuscì ad esercitare su personaggi appartenenti non all'ambiente nazionalsocialista vero e proprio, ma piuttosto a quello conservatore. Com'era, appunto, il caso di von Below.

Queste memorie offrono, inoltre, uno sguardo della vita quotidiana all'interno della ristretta cerchia di collaboratori e intimi del Führer, ma fanno capire anche l'esistenza di profonde rivalità, contrasti, giochi di potere sviluppatisi all'ombra del dittatore. Ci presentano persone, di solito marginalizzate dalle biografie del Führer, come la compagna Eva Braun e il fotografo Heinrich Hoffman, ma anche gli esponenti più noti del regime e ci informano di prima mano sulle critiche di Hitler ai generali per la conduzione della guerra, nonché sulla caduta in disgrazia di uomini come Baldur von Schirach o lo stesso Göring.

Esse, poi, riportano opinioni, reazioni e stati d'animo del dittatore di fronte all'andamento delle operazioni belliche, nonché i suoi giudizi sulle personalità politiche tempo. A cominciare, per esempio, da Mussolini. In proposito von Below ricorda che Hitler era l'epoca del viaggio del Duce in Germania lasciò intendere come il suo «impegno politico» a favore dell'Italia avesse «per solo e unico fondamento la simpatia personale» per Mussolini: una «predilezione», tuttavia, ben lungi dall'essere unanimemente condivisa dai suoi consiglieri. Ricorda ancora von Below che, all'indomani del 25 luglio 1943, il Führer apparve «costernato dalla caduta alla chetichella del regime fascista» e dal fatto che non si fosse levata neppure una voce per difendere il Duce, tanto che si preoccupò di incaricare subito Himmler di rintracciare il luogo dove Mussolini era tenuto prigioniero. Hitler detestava Dino Grandi fin dall'epoca in cui questi era, «totalmente anglofilo e monarchico e amico intimo di Ciano», ambasciatore a Londra e attribuiva soprattutto a lui e agli ambienti filomonarchici dell'esercito e della diplomazia la diffusione di sentimenti germanofobi e anglofili alla vigila dello scoppio della guerra. Secondo von Below, il dittatore tedesco non mise mai in discussione la «lealtà» di Mussolini e fu «con grande gioia» che apprese la notizia della condanna e della esecuzione dei «traditori» del 25 luglio.

Il vero protagonista delle memorie di von Below è, tuttavia, proprio lui, il Führer, del quale viene proposto un ritratto inedito e, per certi versi, in controtendenza rispetto all'immagine costruita dalla memoria storica e codificata dalla ricerca storiografica. Von Below, infatti presenta, fin dal primo incontro, Hitler come uomo affabile, ragionevole, disponibile al colloquio: l'esatto contrario dell'immagine stereotipata del dittatore isterico, irascibile, intrattabile. Un Hitler sconcertante, un Hitler, in fondo, dal «volto umano», galante con le signore, capace di apprezzare serate musicali e incontri mondani. Ma, al di là di questo ritratto del dittatore, ce n'è un altro ancor più stupefacente: un Hitler stratega militare per nulla dilettante quale emerge dal racconto del progressivo processo di deterioramento dei suoi rapporti con i generali.

Le memorie di von Below oltre a rivelarsi, per la vivacità della narrazione, una suggestiva rilettura della storia della Germania nazista dall'angolatura privilegiata di chi fu vicino al Führer negli anni decisivi del regime sono ricche di «rivelazioni». Un solo esempio: Hitler, ancora sul finire del 1938, avrebbe puntato a una trattativa con la Polonia nella presunzione che quel Paese potesse essere un alleato nella futura lotta antibolscevica. Esse, insomma, offrono un contributo di interpretazione e di conoscenza di un periodo drammatico.

E non è poco.

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