Cultura e Spettacoli

Nelle cantine di Ulrich Seidl si nascondono orrori e violenza

Nelle cantine di Ulrich Seidl si nascondono orrori e violenza

I crocifissi ci sono ancora, ma almeno non li usa più per far commettere atti impuri come nel secondo capitolo Fede della sua trilogia Paradiso . Ulrich Seidl, accusato di blasfemia due anni fa alla Mostra del Cinema di Venezia, è tornato in laguna con il documentario Im Keller che contiene tutto il cinema, sempre più ristretto, del regista austriaco. Il quale segue alcuni personaggi nei loro hobby più disparati «nelle cantine», come dice il titolo. Perché, spiega Seidl, «in Austria lo scantinato è il luogo dedicato al tempo libero e alla sfera privata in cui si trascorre più tempo che in salotto». Ecco quindi il catalogo di varia umanità in cui, oltre a vedere situazioni normali ma riprese in modo grottesco di una casalinga che fa la lavatrice o del pensionato che fa due bracciate nella piscina poco più grande di una vasca o di quello che ha allestito un poligono professionale dove con gli amici disquisisce sugli islamici, il regista si concentra di più, naturalmente, sui casi umani.

C'è il nostalgico che in cantina ha tutti i cimeli nazisti e il ritratto del Führer («Il più bel regalo di nozze. Ogni tanto arriva la polizia e la Gestapo a interrogarmi, ah è vero non esiste più la Gestapo...»), e c'è la coppia sadomasochista con l'uomo corpulento che gira nudo e a quattro zampe per casa facendo ecologiche e approfondite pulizie con la lingua prima che la moglie dominatrice lo appenda, letteralmente, per i testicoli. A lui la cosa sembra piacere molto mentre gli spettatori, maschi, provano un certo disagio.

PArm

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