Cultura e Spettacoli

Neri Marcorè si tuffa negli anni '80: "Ma mi devo separare da Anna Valle"

Torna la fiction "Questo nostro amore" divisa per decenni storici

Neri Marcorè si tuffa negli anni '80: "Ma mi devo separare da Anna Valle"

Quando la grande Storia si mescola alla piccola. Accompagnando la vita di tutti. «Così se nel 1967, cioè alla vigilia della rivoluzione dei costumi, Vittorio e Anna lottavano per convivere senza essere sposati, se nel 1971, cioè alla vigilia dell'approvazione del divorzio, organizzavano la propria famiglia, ora, nel 1981 (dunque negli anni del «riflusso» ideologico) si sono separati. Lei sta cercando di rifarsi una vita; lui di riconquistare il suo amore». Col suo avanti e indietro fra memoria e nostalgia insomma, non tarderà ad intenerire ancora i telespettatori, Questo nostro amore: la terza serie della lunga storia d'amore tra Vittorio (Neri Marcorè) e Anna (Anna Valle), che dopo aver attraversato gli anni del boom economico e quelli delle lotte civili, con un 80 alla fine del titolo «vuole rievocare il decennio della fine delle ideologie - racconta Marcorè - e aiutarci a recuperare, col loro, un po' del nostro passato».

Il matrimonio e il benessere finalmente raggiunti, infatti, non hanno fatto la loro felicità: «E proprio ora che i due avrebbero potuto godersi un po' di tranquillità, gli sceneggiatori crudeli hanno escogitato un'incomprensione, che finirà per dividerli». Riuscirà Vittorio a riconquistare la sua Anna? Dalla sera di Pasqua su Raiuno, e dal 3 aprile ogni martedì, la risposta in Questo nostro amore 80: sei serate per la regia di Isabella Leoni. «La fortuna di questo tipo di prodotti televisivi sta certamente in una precisa quanto affettuosa ricostruzione della memoria del telespettatore», ammette Marcorè. Il quale nel 1981 aveva solo quindici anni; «Il ricordo che ho io della grande Storia di quel periodo è quindi ammorbidito dalla mia personale. Per esempio: sono nato negli stessi anni di alcuni feroci brigatisti rossi; ma del dramma che si andava preparando non ebbi alcuna consapevolezza». Prima interprete parlamentare mancato, poi oscuro doppiatore, quindi casualmente imitatore («Ma da sei anni non rifaccio più il verso a nessuno: per i politici di oggi è più importante essere spiritosi che capaci, e quindi scavalcano qualsiasi imitazione»), Marcorè considera quella della recitazione come la svolta della sua vita professionale.

«Fu Avati con Il cuore altrove a farmi capire che forse potevo considerarmi un attore vero. E perfino bravo. Quando mi affidarono il ruolo di Papa Luciani nell'omonima fiction televisiva - ad esempio - molti si stupirono. Ma il più stupito di tutti ero proprio io». Poi c'è la sua passione per la musica e il canto. Che l'ha portato alla felice esperienza di Risorgimarche (la serie di concerti gratuiti tenuti nei luoghi del terremoto), «che ha consentito di risollevare la percentuale di turisti di quelle aree». Ma la stessa passione musicale gli ha fatto commettere il passo falso di Celebration: lo show canterino del sabato sera di Raiuno, condiviso con Serena Rossi. «Sapevo che sarebbe andata così. Tutti lo sapevamo. Non si possono pretendere miracoli da quattro serate di un programma totalmente nuovo.

E mi ha colpito la superficialità di termini come flop o disastro con cui è stato demolito uno show garbato e professionale».

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