Cultura e Spettacoli

«Noi? Non fummo mai amiche» E la Lollo resta ancora rivale

La Gina nazionale non s'abbassa a ricordi retorici Gareggiarono in bellezza fino all'arrivo della Loren

Cinzia RomaniQualcosa di immensamente remoto dal divismo femminile dell'oggi - quale, esattamente? apparve insieme a Silvana Pampanini: una capacità d'illuminare la scena con una luce propria, diversa da ogni altra. E adesso quella fisicità da «maggiorata» del dopoguerra, che agli inizi della carriera contemplava anche una rustica peluria sotto ascelle non rasate, traccia una linea di confine: ai tempi, lei, Gina Lollobrigida, Sophia Loren e Silvana Mangano facevano impazzire le platee maschili con il trionfo d'una carne non vista, immaginata appena; ora, però, forme sempre più sottili e androgine, toniche e muscolose, di attrici che tendono allo stardom su Instagram, appaiono lontane anni luce da quelle complessioni fisiche barocche. Nei suoi giorni di gloriosa identità nazionale, del resto, il nostro cinema appena uscito dal frastornamento della seconda guerra mondiale, poggiava proprio sui busti e i fianchi floridi di giovani donne del popolo. Ragazze di provincia, come Gina Lollobrigida, che la Pampanini definiva «ciociarella» in anni e anni di rivalità non sottaciuta, anzi. «Mai fummo amiche. Nessuna competizione, fra noi: a casa ho più di 6.000 copertine a me dedicate, credo sia un record. Non c'è altro da dire e non voglio inventare nulla». Liquida così l'ottantanovenne Lollobrigida, una faccenda antica, di antagonismi a colpi di girofianchi, girovita, giropetto. Metri oggi non più vincolanti, mentre latitano uomini ai quali imprimere il sigillo delle grandi forme femminili sul flusso di un'erotismo più omo o bi-sessuale. Se le «Lollos» di Gina divennero famose, a Parigi, per la pubblicità di un reggiseno, i seni prosperosi di Silvana «bellezza in bicicletta» frustarono i pensieri dei maschi un po' ovunque. Eppure, le due massime icone dell'esplosività anni Cinquanta, quando occorreva prendersi una rivincita sulla fame, in comune hanno l'assenza dell'Uomo Protettore. La Pampanini non si sposò mai, sebbene ribadisse che aveva avuto più amanti che mal di testa. Quanto alla Lollo, anche se sposò Milo Skofic, dal quale divorziò, questi le fu più d'intralcio che di aiuto. E sarà meglio tacere sull'imbroglio di cui Gina è stata vittima, sposata con l'inganno da Javier Rigau, 54 anni, e sullo smacco d'essere trascinata in tribunale da suo figlio, il quale cercava d'interdirla... Uomini contro. Anche qui, la polemica «Ninì Pampàn» non s'era fatta sfuggire l'occasione di rimproverare la Lollo per le sue nozze amare. Nella vita di Silvana, però, un uomo c'era: suo padre Francesco, direttore della tipografia dove si stampava Il Momento Sera, tipo tutto d'un pezzo. Non voleva che la figlia lavorasse nel mondo dello spettacolo e la seguiva come un'ombra sul set, al ristorante, in camerino. Ce ne vuole, di tempra, per rifiutare, come fece Silvana, Fidel Castro, Orson Welles e Gianni Agnelli, ai quali alcuna donna si negava. Diversamente dalle due dive, in prima fila con le loro gambe e le loro curve, Sophia Loren e Silvana Mangano, miti che ancor oggi irradiano potenza, poterono appoggiarsi a importanti mariti produttori. La prima a Carlo Ponti e la seconda a Dino de Laurentiis: la Diva e il Produttore, un pendolo perfetto per gareggiare a Cinelandia, sebbene Sofia e Silvana avessero talento, bellezza e carattere in abbondanza. L'errore delle «dive» moderne sta nel considerare quelle «maggiorate» statue.

E invece sono esempi.

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