Cultura e Spettacoli

Non solo Eagles Glenn Frey aveva il vero spirito americano

Paolo GiordanoMica era solo «quello» degli Eagles. Glenn Frey era una delle personificazioni più sincere dello spirito rock anni Settanta: creativo, sgangherato, libero. Oggi che se ne è andato a 67 anni, tutti lo ricordano come compositore di alcune delle canzoni più famose del Novecento (Hotel California, I can't tell you why, Desperado) che cantò con gli Eagles, il gruppo che ha saputo meglio di tutti vivere di rendita capitalizzando il mostruoso successo di vendite (la loro compilation è tra i dischi più venduti di sempre con Thriller di Michael Jackson e Back in black di Ac/Dc). Ma il country rock è solo una delle sfaccettature di un uomo stravagante che poteva suonare una sera seduto chitarra alla mano per pochi spettatori (con la band in un privè della O2 Arena di Londra, show emozionante) oppure riempire gli stadi oppure recitare nella serie Miami Vice (episodio Contrabbando della prima stagione) e addirittura con Tom Cruise in Jerry Maguire. Sapeva scrivere le canzoni che piacciono agli americani e, di conseguenza, anche a molti altri occidentali. Prendete The heat is on del 1984, colonna sonora di Un piedipiatti a Beverly Hills e tuttora uno dei più trasmessi dalle radio di tutto il mondo: nel brano non c'è nulla di particolarmente virtuoso come l'assolo strepitoso di Hotel California (uno dei più belli della storia, ma non a caso suonato dalla Gibson di Don Felder) ma c'è lo spirito americano puro, quello che intercetta il gusto di chiunque abiti tra il Pacifico e l'Atlantico. Una dote di pochi. E su questa Glenn Frey, che aveva l'attitudine quadrata di chi è nato nel Michigan e solo a vent'anni è arrivato nella scatenata Los Angeles, ha costruito una delle carriere più esaltanti del rock e senza dubbio una delle più ricche. Solo di diritti d'autore, Glenn Frey avrà accumulato decine di milioni di dollari, figurarsi con i cachet e i contratti per le tante reunion degli Eagles. Però, come è tipico dell'americano wasp, nato alla fine della guerra nel cuore degli States, ha sempre vissuto senza dare troppo nell'occhio, apparendo poco, distillando le comparsate in tv e sui palchi. E allora oggi ci sono meno strilli glamour per l'ennesima (purtroppo) morte di un'icona del rock.

Ma tra le melodie da consegnare ai posteri ci sono senza dubbio alcune di quelle che ha creato lui, un americano qualunque che aveva il dono di capire gli americani.

Commenti