Cultura e Spettacoli

"La nostra civiltà morirà se non recupera il sacro che ha perduto"

La studiosa nel suo nuovo saggio ripercorre la storia della spiritualità. E dei suoi simboli

"La nostra civiltà morirà se non recupera il sacro che ha perduto"

Silvia Ronchey è una delle più grandi esperte di storia e filologia bizantina. Il suo nuovo saggio La cattedrale sommersa (Rizzoli, pagg. 252, euro 19) va, come spiega il sottotitolo, «alla ricerca del sacro perduto». Per la Ronchey la religio, il sentimento del divino, che è qualcosa di diverso dalle religioni nel loro essere forme storicamente codificate, era un tratto comune e di unione tra Occidente e Oriente. Ora però è, in buona parte, perduto. E vale la pena cercare di capire il perché, usando anche gli strumenti della filologia e raccontando quei legami tra le religioni che, spesso, finiscono nel dimenticatoio. Perché le religioni cambiano e i simboli restano. Tanto per dire, la mezzaluna islamica è un regalo delle religioni pagane, è la mezzaluna di Artemide, simbolo protettore della Bisanzio pagana. È solo uno dei tanti prestiti, o a volte scippi, inter-religiosi, come quelli che nelle zone più remote della Cina hanno fatto sovrapporre Gesù e Buddha. E per quanto ci si svegli moderni e atei poi il senso/bisogno religioso rientra dalla finestra, e bisogna capire in che forma.

Professoressa Ronchey, perché la religiosità è una cattedrale sommersa?

«In questo momento si parla moltissimo di religioni, magari anche di religioni nuove, ma mai come ora il senso del sacro è andato perduto. La perdita dell'idea del sacro, la sua trasmissione, cospira a non farci comprendere il presente e ad aumentarne la violenza. Allora mi sono rifatta a questo mito bretone che racconta della misteriosa scomparsa della città di Ys: il suono delle campane della sua cattedrale giungerebbe remoto dal fondo. Ecco io come altri, credo, sentiamo ancora il suono del sacro. Solo che nell'oggi è un suono lontano e confuso. C'è una volontà di recuperarlo, pensi al New Age, ma è molto fai da te, mancano gli strumenti culturali per farlo».

Perché il sacro è andato perso? Colpa dell'Illuminismo? Del progresso scientifico?

«Credo che si tratti di un fenomeno molto più recente e in questo seguo le idee di Elémire Zolla (1926-2002, studioso di religioni e mistica, Ndr). La crisi è stata provocata dal Sessantotto e da fenomeni come la rivoluzione culturale maoista. Zolla lo scriveva già in quegli anni e, infatti, leggerlo era considerato eretico in certi ambienti. Sì, l'Ottocento positivista e l'illuminismo prima hanno sostituito lo studio del passato con un'orgia di speranze proiettate sul futuro. Ma la morte del sacro è provocata dallo schiacciamento sul presente e il contingente. E quella è iniziata in tempi molto più recenti. L'appiattimento sul presente schiaccia la ciclicità propria delle religioni antiche o la proiezione verso il dopo di quelle monoteiste».

Lei nel libro tesse l'elogio delle grandi mistiche medievali. Un certo tipo di cultura le ha liquidate quasi fossero pazze che sentivano le voci...

«Stiamo parlando di giganti della scrittura e del pensiero. Nel libro ne cito molte, in particolare Ildegarda di Bingen e Caterina da Siena. È solo l'ignoranza del Medioevo che fa sì che siano state viste come marginali. C'era della nevrosi? Quanti scrittori, poeti e scienziati sono esenti da nevrosi? Fortunatamente si sta andando verso un recupero di questi nomi all'interno della storia del pensiero. La mistica occidentale deve moltissimo alle donne».

Nel libro si parla molto di simboli e come transitino da una religione all'altra.

«Le religioni si compenetrano molto più di quanto si fronteggino. La mezzaluna islamica arriva dalle antiche religioni con al centro il culto della dea madre. È sopravvissuta alle religioni politeistiche successive, al cristianesimo dove la figura della dea madre è stata riassorbita da Maria ed è tornata nel mondo islamico. Succede con un sacco di simboli, di date di festività. Anche tra buddismo e cristianesimo lo scambio è stato fortissimo. Si è creata una tradizione con Buddha trasformato in santo cristiano e Gesù è arrivato portato dai nestoriani sino alle porte della Cina».

Il sacro sarà anche un sentimento comune, però le religioni sui simboli combattono anche. Li eliminano o se li scippano facendo finta di niente.

«Quello è il politico che irrompe nel sacro. Con i monoteismi capita di più, si prestano a visioni politiche totalizzanti, però se pensa alla distruzione del tempio di Gerusalemme sono stati i romani a praticare il primo tentativo di cancellazione della religione altrui... Ma in ogni caso è sempre la politica che piega il sacro ad altri fini. Ad esempio Isis ha diffuso per i propri scopi una narrazione onirica dell'islam. Ha sviluppato una feroce iconoclastia che risponde a fini precisi e poi l'ha ricoperta con la religione. È successo spesso nella storia. Metodi che sfruttano l'ignoranza e che non si possono contrastare nell'ignoranza. Men che meno lasciandosi avviluppare in un gioco di specchi, che alimenta l'odio.

Il sacro è diverso, cerca di tenere assieme l'anima del mondo».

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