Cultura e Spettacoli

Il nuovo Saviano è un "Padrino" versione adolescente

L'ultimo romanzo di Roberto Saviano, Bacio feroce (Feltrinelli), è uguale al penultimo, La paranza dei bambini, anzi ne è il sequel

Il nuovo Saviano è un "Padrino" versione adolescente

«Sulle orme di Pasolini, Saviano è uno dei pochi intellettuali, forse l'unico, che ha ancora il coraggio di sfidare le convenzioni e le convenienze» scrive Massimo Giannini su Repubblica recensendo l'ultimo romanzo di Roberto Saviano, Bacio feroce (Feltrinelli), che è uguale al penultimo, La paranza dei bambini, anzi ne è il sequel. A parte che pure i ragazzi di vita di Pasolini, chi se li legge più, e ci sarebbe da discutere su quanto siano serviti a scardinare la coscienza borghese a fini comunisti, quando Pasolini era il primo borghese a essere innamorato dei borgatari rimorchiandoli sulla sua Alfa GTV 2000. Ma almeno il Riccetto, il Caciotta, il Pistoletta, il Lenzetta non erano un trend commerciale, benché in Italia la narrativa poverista abbia sempre avuto un appeal per gli intellettuali socialmente impegnati, e all'unico outsider, Alberto Arbasino, autore di un capolavoro come Fratelli d'Italia, si dava dello snob, quando non del fascista (glielo dette, guarda caso, lo stesso Pasolini).

In ogni caso meglio non toccare il santino di Pasolini, e torniamo al santino di Saviano: quale sarebbe questo coraggio così pasoliniano? Se La paranza dei bambini era un buon romanzo, il primo romanzo di Saviano che si potesse dire tale (ne scrissi benissimo qui sul Giornale, ma speravo finisse lì), questo seguito sancisce la nascita del «ciclo della paranza dei bambini», vale a dire che non si sa più quando finirà. C'è da capirlo: dopo i libri copia e incolla, Saviano ha avuto un'idea narrativa e la sfrutta fino in fondo, e temo che andrà avanti anni, fino alla paranza dei vecchietti. Ecco di nuovo le scorribande di Nicolas O' Maraja, Dentino, Pesce Moscio, Drone, in giro con pistole e coltelli e AK47 per assicurarsi un potere sullo spaccio di droga, appoggiati dalle loro famiglie borghesi e complici, perché «si 'a strada r'o bbene nun c'ha purtato a niente, la strada del male porterà a qualcosa». E dunque si cresce addirittura con l'Isis come modello, perché quelli dell'Isis «tengono le palle», nel folclore di «santini, immaginette, della Madonna, di Padre Pio», per vendere la roba di qua e di là o vendicarsi di qualche affronto subìto andando a uccidere il «criaturo» di qualcuno. Insomma, è Il padrino versione adolescenti di Forcella. Che se dovessimo trarne una lezione civile, visto che Saviano è uno scrittore civile e va letto con un senso di impegno civile, mica per divertirsi (anche perché dopo un po' «basta chiagnere» però si sbadiglia), dovremmo dedurne che a Napoli la camorra è talmente radicata, impunita, tollerata, allevata fin dall'infanzia (e in effetti è così), da richiedere l'invio dell'esercito per almeno vent'anni. Mentre Saviano, fin dagli esordi, è un autore impegnato sì, ma a dare la colpa della situazione agli imprenditori del Nord.

Infine, ora che il romanzo dei bambini è diventato un ciclo, lo si legge per vedere se Nicolas e gli altri ce le faranno, nelle loro avventure rocambolesche, a conquistare il potere sul quartiere e a sgominare i piccoli boss rivali, lo si legge come si vede Narcos, Suburra, Gomorra o El Chapo, e Saviano è un ottimo trademark di genere del capitalismo che tanto detesta, mica basta lasciare la Mondadori e andare a fare l'entertainment dei mucchiuselli a Feltrinelli, o i monologhi dal trendy Fabio Fazio, per essere il nuovo Pasolini.

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