Cultura e Spettacoli

Kostner: "Ora ballo coi pupi per combattere i pregiudizi razzisti"

L'attore presenta "Black and White", un dramma che ha finanziato di tasca propria: "Mi piacciono anche le piccole produzioni, la gente le ama"

Kostner: "Ora ballo coi pupi per combattere i pregiudizi razzisti"

La resurrezione di Kevin Costner, premio Oscar per Balla coi lupi , parte dall'Europa, amante dei film piccoli e indipendenti. Come Black and White di Mike Binder, teso dramma razziale, ieri di scena al festival di Roma e a marzo in sala. Dove il 59enne attore, produttore e musicista californiano diventa un avvocato di Los Angeles, vedovo e alcolizzato, che lotta con le unghie e coi denti per crescere la nipotina mulatta, Eloise, oltre i pregiudizi razziali. E contro le pretese dell'invadente nonna Rowena, il premio Oscar Octavia Spencer. Nonno Kevin, però, da vicino è sexy, come quando Brian De Palma l'impose ne Gli intoccabili : un metro e novanta in jeans scoloriti e gilet di pelle sulla T-shirt a mezze maniche, la pensione può attendere. Ci sono sette figli da mantenere e l'ultima moglie, Christine Baumgartner. Capelli scolpiti in stile cherokee, dato il sangue pellerossa nelle vene, per via d'una bisnonna della tribù Tig (è anche il nome della sua casa di produzione), L'uomo dei sogni dall'alterna carriera parla volentieri di sé e del suo lavoro.

Che cosa l'ha convinta a interpretare e produrre un film sul razzismo?

«È un tema molto delicato: quando si parla di razzismo, l'atmosfera si surriscalda. Non pretendo di fornire risposte, ma la bellezza del mondo è nelle differenze intorno a noi. In America, il razzismo è un grande problema: abbiamo importato gli schiavi, che hanno costruito il paese. E abbiamo pagato caro i nostri errori. Non ho fatto un film su quanto accadde secoli fa, ma sull'oggi. Nessuno voleva finanziarlo, così ho detto a mia moglie che dovevamo metterci i soldi noi».

Crede che il suo film animerà il dibattito sui pregiudizi razziali?

«Lo scopo non è di aggiungersi alla lista dei film sul tema razziale. Tra l'altro, il film è pieno di umorismo, c'è calore e si ride. È come nella vita: quando sai per che cosa ti batti, sai cosa devi fare. E il mio protagonista si batte per mantenere un legame con le donne più importanti della sua vita, la nipotina e l'altra nonna».

Per lei è difficile farsi ascoltare, a Hollywood?

«Quando inizio a interessarmi a una sceneggiatura, tutti dicono: “Oddio, e ora che film vorrà fare?”: non ho costruito la mia carriera su un solo genere. Anche se, ovunque vada, la gente mi riconosce subito e mi tratta con rispetto. Con i film piccoli, però, mi sento libero. E se nessuno vuol farli, li faccio io. Hollywood produce film grossi e costosi. Eppure, Balla coi lupi , costato 16 milioni di dollari, ne incassò 500, di milioni. I miei più grandi successi, in realtà, erano piccoli film. Nel cuore di chi ama il cinema, c'è sempre posto per i piccoli film».

Oltre al colore della pelle, anche la bellezza crea pregiudizi: nel suo caso?

«Viviamo di impressioni: vale per la razza e per la bellezza. Se sei un bell'uomo, qualcuno pensa che ti manchi il cervello e che sei soltanto fortunato. Nel mio caso, così intelligente non sono, però sono stato estremamente fortunato. E ogni giorno lavoro per diventare più intelligente. Fui attratto dalla bellezza di mia moglie, in un primo momento. Ma poi mi sono innamorato della persona con cui stavo parlando».

Che tipo di vita conduce, lontano dai riflettori?

«Quando sono a casa, niente lavoro. Porto i figli a scuola, vado a riprenderli. Faccio da paciere tra i ragazzi, perché non si menino tra loro… Mia figlia Grace, 4 anni, ogni giorno ha un dramma. E siccome adora Frozen , quando ci vede, vuole che restiamo di ghiaccio: con le manine ci fa l'incantesimo e dobbiamo rimanere immobili.

Sono molto grato alla vita, sia per quello che m'ha dato come attore, sia per tutto il resto».

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