Cultura e Spettacoli

"Ora gioco un po' in tv poi torno alle cose serie: lo sport e l'università"

La campionessa paralimpica da domani su Raiuno racconta storie di persone coraggiose

"Ora gioco un po' in tv poi torno alle cose serie: lo sport e l'università"

Ci sono persone davanti alle quali il cinismo, la retorica, perfino il buonismo, ammettono fatalmente la propria impotenza. Bebe Vio è una che ti obbliga davver ad arrenderti. E non è solo il talento sportivo della fiorettista paralimpica, oro a Rio 2016 e due volte campionessa del mondo, a disarmarti. È l'umanità contagiosa, l'irradiante positività con cui questa ventenne, amputata a tutti e quattro gli arti quand'era ancora bambina per una crudele malattia, ha saputo riacciuffare la propria esistenza, e amarla al punto di poter esclamare come nel titolo del programma che da domenica la vedrà alle 17,45 su Raiuno - «La vita è una figata!»

Un titolo che è una citazione familiare, giusto?

«È di mio padre. Ero appena tornata a casa, stavo malissimo, fisicamente e moralmente. Basta, non ne posso più, io mi ammazzo!. Ah si? E come pensi di farlo?: Mi butto giù dal letto. Beh ghignò lui - ti ci vorrebbe almeno una finestra. Aspetta: ti ci porto io. Intanto però sappilo. La vita è una figata».

E questo sarà il filo conduttore di un programma che racconta sogni e sfide di chi, come lei, ce l'ha fatta.

«Tutte persone normalissime ma anche sciallissime. Paola Turci, che si è ricostruita dopo un brutto incidente. Alex Zanardi, che è super-sciallo perché rinato anche come campione. Mayla Riccitelli, che a 10 anni e senza una gamba vuol fare la ballerina, Andrea Caschetto, che affetto da amnesie vuol salvarsi la memoria... Tutti a casa mia. Cioè: in un loft che ho arredato con cose di casa mia. Ora che ci penso: non le ho ancora riportate indietro, sta ancora tutto negli scatoloni... Mia madre si arrabbierà da matti!».

Lei è abituata alle durezze delle sfide sportive. E davanti alle telecamere, c'è voluto coraggio?

«Il coraggio l'ha avuto Simona Ercolani, l'autrice, a trascinare su Raiuno una matta che fa un sacco di gaffes, che dice un sacco di parolacce (chissà se quelle che ho detto me l'hanno beeppate). Coraggio? Boh, non ci ho pensato su: ho continuato ad essere quella che sono, mi sono divertita da matti. Il primo giorno mi hanno chiesto Hai studiato il copione?, Ma perché ho risposto io - c'è un copione?»

Ed è un'esperienza che rifarà? Il direttore di Raiuno gliel'ha già ufficialmente proposto...

«No, un momento ragazzi: non scherziamo. Finché si tratta di giocare va bene, ma io sono una sportiva, devo piantarla di divertirmi e tornare a fare le cose serie. Andare in palestra, prendere la patente, iscrivermi all'università (scienze delle comunicazioni: voglio diventare sciallissima come il presidente del comitato paralimpico Pancalli). E poi fra 33 giorni a Roma c'è la coppa del mondo. Devo allenarmi!».

Bebe, lei è consapevole di rappresentare una fonte d'ispirazione, di speranza e di coraggio per molti?

«Quando tutti mi lodano mi sento strana, sono in imbarazzo... La verità? Le lodi degli adulti mi fanno piacere, sì, ma in fondo non è che me ne freghi molto. E' ai giovani, che penso. Ai bambini in difficoltà, per i quali posso essere un modello. Che vuoi fare da grande?, ho chiesto a uno di loro. Voglio fare Bebe Vio, mi ha risposto. Ecco: questo mi dà la carica. Mi aiuta ad essere l'esempio che io stessa vorrei avere».

Quale?

«Quello di una persona scialla, che non se la tira ma vive giusta. Ho vent'anni, mi piace trasgredire un po'. Ma ora i bambini mi guardano. Se, per esempio, tornassi a casa ubriaca che delusione sarei per molti! Io stessa non vorrei mai vedere una Valentina Vezzali, o un Alex Zanardi, rincasare ubriachi!».

Il titolo del suo nuovo libro, Se sembra impossibile allora si può fare potrebbe essere il suo motto.

«Non creda. Non sono poi così figa. Quel libro raccoglie tutte le mie gaffes prima che imparassi un po' a vivere. Tutte le mie figure di cacca. Oddio, che ho detto... Ecco di nuovo il beep!».

Nelle sciagure della vita, di solito, si cerca Dio.

«Da bambina ero molto credente. Ero scout, facevo la chierichetta a Messa (e rubavo le particole non consacrate). Poi, è normale, quand'è successo quel che è successo mi sono chiesta: perché proprio a me? Ma don Pippo, un salesiano sciallissimo anche lui, che confessa davanti ad una bottiglia di birra, mi ha chiesto: Cos'è che ami di più nella vita?. Lo sport e la famiglia. Bene: è lì che devi cercare Dio».

A proposito di famiglia, Bebe: lei è fidanzata?

«Anche se lo fossi, le pare che verrei a dirlo a lei?»

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