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Pacanowski, la fotografia diventa pittura e viceversa

L'artista impressiona la tela con le sue trame figurative

Pacanowski, la fotografia diventa pittura e viceversa

Due fidanzati che litigano. Il volto di una donna che ti guarda e ti uccide, in un istante senza fine. Un uomo che fissa pensieri ossessivi sulla tenda della sua stanza d'albergo. Questo è il risultato dello sforzo creativo di Andrea Pacanowski, a lungo fotografo di moda, approdato nella dimensione dell'arte con l'invenzione di una tecnica - unica nel suo genere - che combina scatto fotografico analogico e gesto pittorico. L'artista impressiona la tela con il riflesso di una sensibilità oscura, dando vita a trame figurative ambigue. Mosso da curiosità, si guarda attorno e con intento prima di tutto compositivo ed estetico, cattura l'attimo e lo sussurra con un click, posandolo sull'eternità dell'altare artistico per eccellenza: il quadro.

Nell'ultimo lavoro, Sogni, presentato in anteprima al MIA Fair di Milano - che rimarrà esposto per tutta l'estate nella galleria White Room Art System di Capri - Cappuccetto Rosso diventa messaggera di solitudine, in un'atmosfera che evoca quel «sublime al negativo» tipico di Francis Bacon, in cui il tema centrale è la condizione umana. «È degli uomini e di loro soltanto che bisogna aver paura, sempre» scriveva Céline, ed è questo concetto che sembra venir fuori dalle opere di Pacanowski, il quale, guidato da un progetto tecnico molto rigoroso, non può però frenare le sofferenze elaborate dal suo subconscio. Una mappa esistenziale dell'uomo moderno, uscito con le ossa rotte da quella che viene definita secolarizzazione. Nonostante la delicatezza espressiva di Pacanowski, lo spettatore si trova a fare i conti con una visione immersiva che obbliga alla personalizzazione, a una lettura che vanta più livelli, dalla superficie fino alla profondità rivolta all'interno. Gli scatti fotografici si sovrappongono in una dimensione atemporale in cui i ricordi convivono con il presente e diventano palloncini che anziché volare, indugiano a terra, quasi immobili.

L'artista, non ancora sazio di strumenti, alla macchina fotografica, alle vernici, al gesso e agli altri materiali, aggiunge musica, parole e immagini in movimento, arrivando a ideare un sottofondo per le sue opere, e creando infine vere e proprie video-installazioni, come la metaforica Acquario, in cui lo spettatore vive un'esperienza da protagonista.

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