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Il Palazzo del Viceré, la vera storia sull'indipendenza dell'India

Giovedì 17 ottobre verrà trasmesso in prima visione su Rai Tre il film “Il Palazzo del Vicere” con Gillian Anderson, una storia d’amore proibito sullo sfondo di un’India coloniale ormai al tramonto

Il Palazzo del Viceré, la vera storia sull'indipendenza dell'India

L’ammiraglio Lord Louis Mountbatten non aveva alcuna voglia di divenire l’ultimo viceré dell’India nel 1947, come ci raccontano Dominique Lapierre e Larry Collins nel libro “Stanotte la libertà” (1975). A Mountbatten, infatti, sarebbe toccato il penoso compito di organizzare la ritirata degli inglesi dall’India, la perla dell’Impero britannico. Lord Louis sapeva che un incarico simile poteva costargli l’intera carriera costruita con fatica. L’India era giunta sulla soglia dell’indipendenza, ma molti nodi politici rimanevano da sciogliere come, per esempio, una possibile spartizione in due territori: uno destinato ai musulmani, l’altro agli indù. Questo è il punto di partenza storico del filmIl Palazzo del Viceré” (2017). Lord Louis (interpretato da Hugh Bonneville) e sua moglie Edwina (Gillian Anderson) si insediarono sul trono destinato ai viceré per rappresentare la Corona britannica e guidare il Regno Unito fuori dalla “polveriera” India.

La coppia di nobili origini era conosciuta in tutto il mondo per le serate mondane in stile Grande Gatsby, ma anche per l’atteggiamento molto serio e mai altezzoso. Lord Louis ed Edwina non faticarono ad ambientarsi nella loro corte. Del resto l’India aveva tenuto a battesimo il loro amore anni prima ed entrambi potevano contare su un carattere prudente e lungimirante. Sapevano che preparare la strada per l’indipendenza dell’India significava anche fare i conti con una quasi inevitabile spartizione che nessuno dei leader indiani, da Gandhi al Pandit Nehru, volevano. La proposta di un territorio destinato ai musulmani era partita da Muhammad Ali Jinnah, che la Storia ricorda come il padre fondatore dell’odierno Pakistan. Lord Mountbatten cercò di opporsi, ma non vi riuscì. Da una parte la Lega Musulmana premeva per avere uno Stato islamico indipendente, dall’altra il Regno Unito sperava di tirarsi fuori il prima possibile da quella pericolosa situazione che rischiava di sfociare in una guerra civile. Proprio in questo delicato equilibrio politico nasce la storia d’amore narrata nella pellicola “Il Palazzo del Viceré”. Una storia di fantasia che scorre parallela agli eventi storici da cui, in alcuni momenti, è perfino messa in ombra.

Jeet, il valletto indù di Mountbatten, incontra nel palazzo del viceré una sua antica fiamma, la musulmana Alia, anche lei alle dipendenze del viceré. I due si scoprono ancora innamorati, ma la ragazza continua a respingere lo spasimante. Il loro sentimento non verrebbe mai accettato dalle rispettive comunità di appartenenza. Inoltre Alia è già fidanzata. Quando gli eventi precipitano e Lord Louis è costretto ad accettare la partizione, tutti i dipendenti del palazzo del viceré devono scegliere se rimanere in India o emigrare nel Pakistan. Alia parte con il padre, ma il treno su cui viaggiano subisce un attentato. Jeet è certo di aver perso il suo unico amore e si ritrova anche a dover affrontare il dramma del massacro della sua famiglia in Punjab. La storia dei due innamorati sembra finita qui, ma un colpo di scena cambia un destino che pare già segnato.

Storicamente la spartizione dell’India provocò un flusso migratorio di 7 milioni di musulmani e di 5 milioni di indù. Un vero e proprio esodo accompagnato da violenze che fecero tremare il subcontinente. Nel film il viceré si rende conto di essere stato un burattino nelle mani dei suoi superiori, quando scopre che i confini tra l’India e il Pakistan erano già stati disegnati in precedenza per creare uno spazio, uno stato cuscinetto che separasse il subcontinente dall’Unione Sovietica. Dunque tutto era già stato scritto e le lotte di Mountbatten per evitare la spartizione erano state solo fiato sprecato. Nella realtà le cose furono molto più complicate. Ambiguità inglesi a parte, il viceré non riuscì a intavolare una seria discussione diplomatica con l’irremovibile Jinnah e decise di concedere prima l’indipendenza e solo due giorni dopo annunciare la spartizione, in modo da “togliere le castagne dal fuoco” al Regno Unito.

Questa spartizione venne decisa “a tavolino” e a creare i nuovi confini fu chiamato un uomo che dell’India non sapeva nulla e non vi aveva mai messo piede, Sir Cyril Radcliffe. La scelta non fu casuale. I leader inglesi e indiani cercavano un uomo che non avesse alcun legame con il subcontinente e potesse, quindi, garantire l’assoluta neutralità. Il film “Il Palazzo del Viceré” è stato anche doppiato in lingua hindi e proiettato tre giorni prima del 70° anniversario dell’indipendenza indiana. Una curiosità storica: all’epoca della spartizione Jinnah era malato di tubercolosi e aveva un tumore, ma era riuscito a tenere segreta la sua condizione, come spiegano Dominique Lapierre e Larry Collins.

Se Mountbatten, Nehru e Gandhi avessero saputo dei mali che lo affliggevano, forse avrebbero tentato di procrastinare (e quindi evitare) la nascita del Pakistan fino alla dipartita del suo “padre fondatore”.

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