Cultura e Spettacoli

Un palco a due piazze. Beyoncé e Jay-Z fanno pace a San Siro

La coppia d'oro è in tour dopo i tradimenti. Ma, più che un concerto, è un reality show...

Un palco a due piazze. Beyoncé e Jay-Z fanno pace a San Siro

Milano - In effetti sembrano di nuovo sposini. Palco di San Siro, mezz'ora abbondante di ritardo causa pioggia. Beyoncé e suo marito Jay-Z, la coppia non solo musicale più potente del mondo (patrimonio da 1,1 miliardi di dollari), portano in scena la replica del loro armistizio matrimoniale dopo i ripetuti tradimenti di lui. In sostanza, per la prima volta nella storia della musica, c'è un concerto che (insieme al disco «congiunto» Everything is love appena pubblicato come The Carters, dal cognome di lui, Carter) mette in piazza quelle beghe familiari che una volta tutti preferivano tenere segrete. Invece ora al trattato di pace si è arrivati attraverso una seduta psicanalitica planetaria. Prima Lemonade, il disco di Beyoncé nel 2016, nel quale canta «chi caz.. pensi che io sia?/ non sei sposato a una stronza qualunque» mentre nel video sfonda i finestrini delle auto a colpi di mazza da baseball.

Poi il disco di lui, 4:44, nel quale chiede perdono cantando, tra l'altro, «lasciami solo Becky» riferito alla stilista e presunta (dalla stampa) amante Rachel Roy e i versi riassuntivi: «Mi scuso se sono stato un donnaiolo/ Se i miei figli sapessero/ Non so davvero che cosa farei/ Probabilmente morirei di vergogna». Infine c'è questo tour, che è iniziato a Cardiff a giugno ed è la loro (apparente) seconda luna di miele dopo quella del matrimonio nel 2008. In poche parole, è un reality show del pop, la sublimazione delle regole televisive su di un palco nel quale ciascuno ha il proprio ruolo, e guai a sgarrare. La parte hollywoodiana è affidata agli effetti speciali e al palco colossale (due passerelle lunghe fino a centrocampo, diciassette ballerini, quattro coristi e cinque musicisti su quattro piani, tutto gestito da due direttori creativi), e al costo dei biglietti, che arriva a 161 euro. La recitazione è affidata ai due protagonisti, con Jay-Z nel ruolo del gangster donnaiolo e pentito, e Beyoncé nei panni della pupa che sa perdonare. Alla fine il risultato è una gioiosa macchina da guerra che non concede pause e fila dritto senza sosta.

Dopotutto, lei ha una voce dalla dinamica talvolta quasi surreale tanto è agile e cristallina, e lui è un quarantottenne, nato in una famiglia complicata nel complicatissimo quartiere di Bedford-Stuyvesant a New York, che a dodici anni ha sparato al fratello tossicodipendente (ferendolo gravemente) e poi è diventato uno dei rapper più influenti di sempre.
Sono insomma entrambi personaggi da romanzo, catalizzatori di consenso, amati e invidiati a ogni latitudine, così perfetti nei loro tratti caratteristici da sembrare (solo sembrare?) quasi irreali. Tutto il concerto è una terapia a cielo aperto che, sin da Holy Grail, mescola i rispettivi brani solisti, alternando la presenza in coppia come in Part II (On the run) e Bonnie & Clyde a canzoni interpretate da soli come la bella Big pimpin' di Jay-Z e Sorry di Beyoncé, che in tutto il concerto si cambia d'abito almeno sei volte. D'altronde Beyoncé Giselle Knowles è la Cristiano Ronaldo del pop, la cantante più influente di tutte perché è riuscita a mescolare l'indubbio talento con la spietata lucidità di chi è partita da Houston per arrivare alla bellezza di 62 nomination ai Grammy Awards.

Quando il «cattivo» e la sua lady si incontrano sul palco (entrambi vestiti di bianco), il megaschermo proietta slogan resilienti come l'iniziale «Questa è la vera vita» oppure «Più forti, insieme» e le pose sono da melodramma di Metastasio ambientato nel Bronx. Sorrisi. Sguardi intensi. Complicità così manifesta da sembrare più patinata di un magazine gossiparo. Non a caso, il pubblico di un San Siro non esaurito si entusiasma più per la perfetta grandiosità della messinscena che per la qualità (innegabile) di quasi tutte le canzoni. Troppo distanti, quei due, per una platea che inevitabilmente è più spettatrice che partecipe. Forse soltanto quando, verso la fine, inizia Crazy in love (uno dei più grandi successi di Beyoncé, evidentemente riferito alla loro storia d'amore) la sintonia tra palco e platea si fa sentire come dovrebbe essere sempre durante i concerti. È circa il trentesimo pezzo nella scaletta di uno degli show più grandiosi dell'anno ma anche uno dei più gelidi, a dispetto della temperatura tropicale e di un repertorio che è «caldo» per definizione.

D'altronde la forza di Beyoncé e Jay-Z è quella di saper mettere in scena la perfezione, mica di essere credibili.

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