Cultura e Spettacoli

Quel pazzo pazzo mondo «visivo»

Alla scoperta del «cinematografo fantastorico» di Maurizio Temporin

Emanuele Beluffi

Dopo le mostre a Milano e Como l'abbiamo rivisto a Padova all'ottava edizione di «Future Vintage», primo e unico festival sulle tendenze contemporanee della moda e della comunicazione che strizza più di un occhio all'arte contemporanea, al design e alla fotografia: «arte, moda, design di un passato che non è mai stato così avanti». Insomma, le connessioni fra i passati possibili e i futuri altrettanto possibili. E allora Maurizio Temporin, regista, scrittore, sceneggiatore che ha di recente fatto il suo ingresso nel pazzo pazzo pazzo mondo delle arti visive con le sue Cinestesie, non poteva non esserci, in quella specie di altroquando ubicato in qualche luogo nel tempo, con una mostra curata da Francesca Martire. Le Cinestesie di Temporin sembrano vetusti manifesti cinematografici da chissà dove e chissà quando, in realtà sono pezzi unici di un museo del cinema nell'altrove assoluto, un cinematografo fantastorico fatto di carta e appeso al muro, la finestra che Leon Battista Alberti voleva aperta sulla pittura e che qui dà su una realtà ipotetica, basata sul «come sarebbe se»: se la storia del cinema e del mondo fossero andate diversamente, i grandi registi avrebbero realizzato film diversi da quelli che conosciamo. Ed è ciò che raccontano le Cinestesie di Maurizio Temporin, una semantica visuale dei mondi possibili dove passato e presente s'intrecciano in un'eterna ghirlanda mentre il cineasta sei tu che guardi.

Come lo strepitoso Milo Manara che durante la mostra non ha resistito alla tentazione di entrare nella Cinestesia Nightmate before Christmas Miyazaki/Temporin re-visited.

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