Cultura e Spettacoli

Di Pietrantonio, Sarchi e Covacich Lotta notturna per la vittoria

Stefania Vitulli

da Venezia

Doppietta di trofei per Einaudi nel 2017: dopo la vittoria al premio Strega, trionfo ieri sera anche al Campiello edizione 55, con L'arminuta di Donatella Di Pietrantonio, odontoiatra abruzzese di Penne che ha trionfato alla Fenice con 133 voti dei 282 validi dei Trecento della giuria popolare. La storia vincitrice - favorita dall'inizio, ma che ha comunque stupito per il distacco numerico - è quella di una ragazzina «ritornata» («arminuta» in dialetto abruzzese) a una spietata realtà rurale, con tanti fratelli, poco cibo e un dialetto che le è incomprensibile e ostile, dopo essere cresciuta per tredici anni in un agiato contesto borghese di città. Uno shock emotivo e linguistico, l'addio doloroso a quelli che dovrà chiamare zii, sostituiti dai genitori biologici, e avvio di una relazione che si scopre come abbandono e accettazione insieme: «È una discesa agli inferi e un inno alla resilienza» lo descrive l'autrice. Seconda l'epopea-fiume della famiglia ebraica Qualcosa sui Lehman (Mondadori) firmata da Stefano Massini, corpus da cui è stato tratto il successo teatrale mondiale Lehman Trilogy, che ha ricevuto durante la serata condotta da Natasha Stefanenko ed Enrico Bertolino 99 preferenze popolari: «Un cambio di religione, la mia storia, da ebraismo a capitalismo, che insegna che l'Occidente è anche intuizione finanziaria». Terzo a grandissima distanza con soli 25 voti Mauro Covacich e il suo La città interiore (La nave di Teseo), che celebra nel romanzo la propria identità familiare di frontiera e una Storia più grande che la contiene sullo sfondo di Trieste. La casa editrice di Elisabetta Sgarbi porta a casa anche il Premio Opera Prima, assegnato alla raccolta di racconti Un buon posto dove stare di Francesca Manfredi.

Erano due i titoli in cinquina per il marchio Einaudi, che insieme alla Di Pietrantonio, vedeva in lizza La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi, narrazione autobiografica della riconquista del corpo dopo un incidente che l'ha resa paraplegica. Per lei 13 voti, mentre in coda a quota 12 La ragazza selvaggia (Marsilio), che ha il suo fuoco in una ragazzina perduta e ritrovata dopo dieci anni di isolamento in una riserva naturale.

Ad Andrea Zancanaro di Feltre, 21 anni, il Campiello Giovani, mentre Premio Fondazione Il Campiello a Rosetta Loy, classe 1931, che vinse trent'anni esatti fa, in cinquina con Le strade di polvere: «Il Campiello ha segnato la mia vita e questo Premio alla carriera è arrivato in tempo: io pensavo di essere già nell'aldilà».

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