Cultura e Spettacoli

Poca magia con Aladdin in versione live action

di Guy Ritchie con Will Smith, Mena Massoud, Naomi Scott, Marwan Kenzari

La Disney prosegue, imperterrita, a rivisitare i suoi film d'animazione, trasformandoli in live action. Così, dopo il recente e deludente Dumbo, arriva un parziale riscatto con Aladdin che, ovviamente, prende più che uno spunto dalla pellicola d'animazione omonima, del 1992, trasformandola in un titolo che ricorda molto la cinematografia di Bollywood. L'esempio più lampante è la sequenza musicale de Il Principe Alì, che è anche il numero più grande del film visto che impiega 250 ballerini e più di 200 comparse; ed anche una delle poche che rimangano impresse nella mente degli spettatori. Perché il problema di questo Aladdin, tradito, soprattutto, da una CGI mai così poco credibile, è la sua incapacità di far sognare, marchio di fabbrica della casa di Topolino. Tutto sfarzoso, forzatamente divertente; ma l'anima? A cominciare dal deludente Jafar che Marwan Kenzari trasforma in uno dei peggiori, per non dire tragicomici, villain di sempre.

Per carità. I piccoli, soprattutto ragazzine, che, magari, non avranno visto l'originale, finiranno anche per trovare piacevole (nonostante le inutili oltre due ore di lunghezza) la storia d'amore tra la principessa Jasmine (Naomi Scott, senza infamia e senza lode) e il ladro Aladdin (Mena Massoud, più convincente), conosciutosi nelle vie di Agrabah. Il ragazzo, per conquistare la giovane, si fa irretire dal perfido (si fa per dire) Jafar, consigliere del Sultano e aspirante a regnare. «Trova la lampada e diventerai ricco». Aladdin, in effetti, la scova in una Caverna e, strofinandola, ecco apparire il Genio. «Hai tre desideri» gli rivela Will Smith, in versione blue e, per una volta, non debordante in un personaggio. Eccolo, allora, trasformato nel Principe Alì di Ababwa, ma il cattivone Jafar (si rifa per dire), vuole, ad ogni costo, la magica lampada. Confermando la tendenza al femminile, made in Disney, degli ultimi anni, il finale premia, rispetto al cartone animato, la figura di Jasmine, vera eroina, anche con i suoi discorsi, della storia. Le canzoni, piacevoli, renderanno meno lento il trascorrere del tempo.

Peccato non avere a disposizione un Genio per poter arrivare, rapidamente, al «The End».

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