Cultura e Spettacoli

Popolizio, il suo Duce convince e affascina

di Luca Miniero con Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix

Popolizio, il suo Duce convince e affascina

Il Duce è tornato. Non si tratta dello spauracchio montato in vista delle elezioni, ma di cinema. Che essendo la macchina dei sogni, potrebbe, con questo film, materializzare, anche se solo su grande schermo, il desiderio di diversi italiani. Così, almeno, risulta dalla pellicola girata da Luca Miniero, versione italiana del tedesco Lui è tornato, nel quale si ipotizzava il ritorno di Hitler ai giorni nostri. Qui, a cadere magicamente dal cielo per piombare nel quartiere Esquilino è Benito Mussolini (reso meravigliosamente dalla grande interpretazione di Massimo Popolizio). È il 28 aprile 2017 e il Duce deve fare i conti con un'Italia, per alcuni aspetti, rimasta uguale. «Eravate un popolo di analfabeti. Dopo 70 anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti». A Mussolini, però, si prospetta anche un paese che dice «Sì al matrimonio gay», come legge nella prima pagina di Repubblica e dove gli immigrati sono cresciuti in maniera esponenziale. Decide di riprendere il comando della nazione, anche se, ovviamente, viene scambiato per un attore comico che lo impersona. Inizia a viaggiare per l'Italia con l'aspirante documentarista Frank Matano (il meno convincente) ed è subito trionfo. La gente lo adora, vuole farsi i selfie con lui, lo saluta nostalgico con il braccio alzato (tenete presente che molti filmati sono veri). Diventa una star del web e poi del piccolo schermo grazie ai suoi discorsi diretti, che parlano alla pancia del popolo. «Perché in Italia, oggi, qualcuno dovrebbe mettere al mondo figli, se la massima aspirazione è che diventino cuochi?», si chiede dopo aver visto, in Tv, decine di programmi di cucina. «Abbiamo paura di chiamare guerra di civiltà quella contro l'Islam perché l'abbiamo già perduta prima di cominciare a combatterla». Ovvio, non è una celebrazione e allora arriva il momento del razzismo mussoliniano affidato al racconto di un'anziana ebrea, l'unica a riconoscere Mussolini: «Quegli occhi non si dimenticano! Anche allora la gente rideva, anche allora credevano fosse solo un comico». L'empatia di Popolizio, però, finisce per fare la differenza e il film, ben diretto e scritto, irriterà, forse, quelli convinti di andare a vedere un dileggio del Duce.

Così non è.

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